LORETO – Il centro di diagnosi prenatale di secondo livello, a un anno dal taglio del nastro all’interno dell’ospedale “Santa Casa” di Loreto, ha già numeri da record. Del primo anno di attività e delle prospettive future si è parlato oggi, 18 maggio, al nosocomio mariano con i vertici sanitari e regionali in visita. Lo schema prevede che dai centri di primo livello, dove viene effettuato lo screening di eventuali dubbi o sospetti, siano centralizzati in un unico punto di diagnostica di secondo livello Asur o in uno dei due punti di secondo livello presenti nelle altre aziende ospedaliere per avviare da lì, eventualmente, un percorso specialistico verso il Salesi.
«Sono state effettuate quasi settemila prestazioni (di cui 324 fuori Regione). Mille e 50 donne sono arrivate qui per sospette patologie, di cui 40 da fuori Regione – ha detto il dottor Alessandro Cecchi, responsabile del centro -. Su 300 di quelle mille sono state riscontrate patologie fetali, a 700 abbiamo chiarito la situazione e gestito l’ansia. Abbiamo riscontrato un’omogeneizzazione degli afflussi dalle Aree Vaste regionali, da parte di donne sia italiane che straniere. In calo gli esami invasivi, da 280 a 107. Sono grandi numeri che ci aspettavamo. Tanti i servizi attivati: fiore all’occhiello le consulenze specialistiche, chirurgica, cardiologica, infettivologica e genetica, ma il più importante secondo noi è il colloquio iniziale, lungo, che serve soprattutto per gestire l’ansia delle mamme. La messa in rete della diagnosi prenatale è una scommessa, vinta, di Regione e Asur». Il medico ha esposto due casi esemplari: una paziente, caso di spina bifida, è stata mandata a Zurigo dove ha partorito con cesareo il 25 marzo scorso e la bimba sta bene, e un’altra mamma con patologia renale è stata mandata al Salesi dove il bimbo, dopo una procedura di espansione dei polmoni, è nato sano. C’è ancora da fare: in attivazione il test di screening per le aneuploidie o test combinato del primo trimestre, la refertazione informatizzata con archiviazione centralizzata a livello regionale delle ecografie ostetriche di screening di primo livello e la consulenza di neonatologia in collaborazione con il Salesi.
Il direttore generale dell’Asur Alessandro Marini, con il direttore dell’Area Vasta Maurizio Bevilacqua, ha aggiunto: «In un solo anno ci sono state quasi settemila prestazioni ma a fare la differenza non sono solo i numeri: le mamme hanno già notato e apprezzato la grande umanità del personale. Questa è un’avanguardia per competenza, sinergia e disponibilità. L’ospedale di comunità dà vere risposte». Il direttore Marini ha poi annunciato un investimento importante, pari a un milione e mezzo, per il comfort e l’anticendio della struttura.
Il governatore regionale Luca Ceriscioli: «Questo è un momento ancora più importante del taglio del nastro. Abbiamo raggiunto un grande obiettivo. Ogni cambiamento fa paura ma la struttura è la testimonianza del passo giusto fatto in un’ottica generale di ricollocamento delle risorse. Il dibattito politico si ferma agli ospedali per acuti ma c’è molto altro. Chi non ha bisogno del pronto soccorso viene qui, in questa struttura di accompagnamento. È un modello che funziona. Su Maternità e altro, se si tratta di creare un servizio di alta qualità ce ne devono essere in numero congruo».
Il direttore sanitario dell’Asur Nadia Storti: «Loreto ha fatto una scelta intelligente in un momento in cui poteva crescere quando c’è stato il passaggio a ospedale di comunità. Oltre al centro di diagnosi offre 40 posti per cure intermedie per non andare a intasare i pronto soccorsi, seimila prestazioni infermieristiche, i medici di medicina generale sono sempre qui, un ambulatorio di diabetologia di secondo livello appena aperto e l’Allergologia ampliata. Per quanto riguarda il reparto Maternità, dopo la chiusura di Osimo, obiettivo era ed è garantire la sicurezza delle mamme, non ci sono mamme di serie b».
L’assessore regionale Moreno Pieroni: «È tra i fiori all’occhiello della Regione e punto di riferimento per le mamme anche fuori dalle Marche. L’ospedale poi è in corso di potenziamento: a breve l’inizio dei lavori per l’installazione tanto richiesta dei climatizzatori alle cure intermedie, la risonanza magnetica aperta è funzionante come il laboratorio diagnostico e il Pat ha registrato diecimila accessi quest’anno, come prima, senza far perdere operatività all’ospedale di Osimo».
Il sindaco Paolo Niccoletti: «Questa era una giornata attesa. È un percorso avviato con coraggio, partendo dal passaggio dell’ospedale generico a quello di comunità. Prendiamo atto con soddisfazione che la specializzazione non ha fatto perdere la vocazione originaria alla struttura, gli accessi al Pat ad esempio sono in numero pari a prima».