LORETO – La riduzione massiccia della presenza di turisti e pellegrini in Italia e il blocco delle celebrazioni nelle chiese per il Coronavirus ha messo in grave difficoltà un comparto con un fatturato annuo di circa 500-700 milioni di euro. L’allarme è giù arrivato mesi fa da Devotio, la fiera internazionale per il mondo religioso che si svolge a BolognaFiere, e dall’associazione degli operatori del settore articoli religiosi Assoreli.
In provincia di Ancona a risentirne maggiormente è Loreto che l’anno scorso avrebbe dovuto vivere in grande il Giubileo. In particolare nel distretto plurisettoriale della zona a sud del capoluogo trova collocazione il settore dell’argento e dell’oggettistica religiosa. Un comparto difficile da quantificare ma che conterebbe in tutto 150 aziende, tra le più colpite della crisi. Una moltitudine di piccole aziende, rappresentanti, distributori, commercianti operano in questo settore e si trovano proprio a Loreto, una delle “capitali” del comparto.
Giovanni Tanfani, imprenditore loretano di articoli religiosi, manifesta il disagio a rappresentanza di tutti: «La mia azienda è tra le principali nel mondo degli articoli religiosi realizzati a mano dai miei collaboratori loretani. Siamo letteralmente fermi. Il nostro comparto dipende interamente dai turisti che non ci sono. Siamo davvero in difficoltà».
A raccogliere l’allarme è la Cna di Ancona attraverso il suo direttore Massimiliano Santini: «In realtà da tempo il settore dell’argento e dell’oggettistica stava attraversando un periodo difficile per il cambiamento delle tendenze di mercato ma grazie alla caparbietà e alla flessibilità organizzativa molte delle piccole attività locali avevano avviato un processo di internazionalizzazione che stava portando alcuni risultati seppur timidi e da consolidare. Infatti, non potendo più avere un mercato interno sufficiente, le imprese di Loreto, Castelfidardo, Osimo si erano mosse verso i mercati di Russia e Medio Oriente. Purtroppo con l’arrivo della pandemia anche questo importante sbocco commerciale si è fermato. Chiediamo quindi alle istituzioni nazionali e locali un pronto interessamento, con un ristoro economico e una leva finanziaria per non far morire questi due settori strategici in termini di produzione ed addetti. È necessario intervenire per sostenere la lunga fase di stallo in cui sono piombati, coprendo in parte le perdite di fatturato e fornendo anche la liquidità necessaria per far fronte ai pagamenti».