LORETO – Il “negativo” è risorsa secondo il progetto innovativo che punta alla gestione integrata dei residui agricoli e agroindustriali, degli scarti di lavorazione, per poi reinserirli nel circuito produttivo in un’ottica di economia circolare. Stamattina, 9 luglio, la presentazione nella sede loretana delle Opere laiche.
Si chiama “Economia circolare in agricoltura: corretta gestione degli scarti organici ed autoproduzione aziendale di biomasse per l’incremento della fertilità dei terreni agricoli marchigiani”, il progetto della durata di tre anni approvato dal Psr Marche 2014/2020 e nato dalla collaborazione tra Fondazione Opere laiche lauretane, già capofila di “Grasciari riuniti”, primo titolo del progetto, Chimica verde, Legambiente Marche, Oro della terra, Università Politecnica delle Marche, Crea, Itt “G.M. Montani” Fermo, e Camera di commercio delle Marche e con il supporto di Regione Marche – Qualità dell’Aria, bonifiche, fonti energetiche e rifiuti e Regione Piemonte – Servizi ambientali direzione ambiente governo e tutela del territorio. Tanti attori tutti insieme all’insegna del zero spreco. I risultati del progetto saranno comunicati attraverso giornate dimostrative e seminari, sia durante lo svolgimento dello stesso, sia a fine dell’intero percorso, e poi sarà prodotta una piattaforma web per l’incontro della domanda e dell’offerta dei sottoprodotti agroalimentari e per l’elaborazione di statistiche.
«Per noi è motivo di orgoglio e una grande sfida. Attraverso la bonifica di alcune pratiche agronomiche, la Fondazione è impegnata nel progetto per incrementare la fertilità dei terreni, per la sperimentazione di nuove molecole e prodotti ecocompatibili oltre all’autosufficienza energetica», ha dichiarato Mario Berrè, direttore dell’azienda agraria della Fondazione Opere laiche lauretane e Casa Hermes.
La sperimentazione prevista dal progetto toccherà molti punti cruciali dell’agricoltura sostenibile, come la valutazione dell’impatto ambientale dei diversi metodi di riutilizzo dei sottoprodotti e la produzione di “biobased products”, prodotti di origine biologica, più sostenibili e degradabili. Il progetto mira ad approfondire anche il processo di micro-digestione anaerobica dei residui prodotti dalle attività agricole: utilizzare il biogas da scarti agricoli e alimentari contribuisce a produrre energie a basso impatto ambientale e a contrastare i cambiamenti climatici in corso.
«Progetti come questo vanno esattamente nella direzione dell’economia circolare di cui oggi, più che mai, abbiamo bisogno e per questo motivo Legambiente è orgogliosa di poter dare il proprio contributo – ha dichiarato Francesca Pulcini, presidente Legambiente Marche -. Sperimentare e ricercare soluzioni che mitighino e riducano l’impatto ambientale delle nostre attività produttive, responsabili del cambiamento climatico in corso, sono oggi delle strategie necessarie per un futuro sostenibile».
Presenti oggi Paolo Casali, presidente Opere laiche, Luciano Neri, responsabile di misura Regione Marche, Massimiliano Savoretti, coordinatore del progetto, Andrea Minutolo, responsabile scientifico Legambiente, Sofia Mannelli, Chimica verde bionet, Roberto Matteo, ricercatore Crea, Teresa Cecchi, professoressa dell’Itt “G. M. Montani” di Fermo, Giuliano Fattorini, professore del “Marconi Pieralisi” di Jesi, Francesca Beolchini e Alessia Amato, Univpm, e Carla de Carolis, Itabia – coordinatore tecnico del progetto europeo “Enabling”.