FILOTTRANO – E’ una folla silenziosa e attonita quella che sfila nel palazzetto dello sport di Filottrano. Tutti vogliono tributare l’ultimo saluto al loro campione, sottratto all’affetto dei suoi cari troppo presto. L’entrata è piena di appassionati e non che aspettano con gli occhi pieni di lacrime il loro turno per sfilare davanti al feretro. Alcuni attimi e poi via in una lenta processione verso quella cassa marrone chiaro ancora aperta. Pochi passi e si giunge a tu per tu con l’Aquila di Filottrano. Scarponi è li, immobile, il viso sereno e in mano un rosario.
Indossa il cappellino dell’ultima vittoria al “Tour de les Alps” e la divisa dell’Astana, la sua squadra. L’impatto con il corpo esanime del ciclista è struggente e nel cuore di tutti s’insinua un unico pensiero: non può essere, non è possibile. E invece, purtroppo, questa è la triste realtà. A ricordarlo sono i visi straziati dal dolore dei famigliari, impietriti e impotenti ai lati della bara. Papà Giacomo è immobile, lo sguardo perso nel vuoto. Accoglie a fatica parenti e amici e con un filo di voce sussurra: «Oggi è peggio di ieri, uno strazio infinito». Per circa otto ore è rimasto a vegliare il corpo del figlio, non ha mai smesso di accarezzarlo sulla fronte, di baciarlo e accudirlo. Cerca in tutti i modi di non perdere neanche un minuto prezioso delle ultime ore in cui potrà contemplare il suo campione.
Poco più in là c’è mamma Flavia, che non riesce a smettere di piangere. Gli occhi fissi sul suo ragazzo e la voce interrotta dai singhiozzi ogni volta che un conoscente l’abbraccia per porgergli le condoglianze. «Figlio mio, come faremo senza di te, non ti rivedremo più», grida sconsolata. «Era partito presto, voleva fare solo due ore di bici per trascorrere più tempo possibile con i gemellini. Ma adesso non c’è più», aggiunge commossa. I fratelli Marco e Silvia provano a farsi forza a vicenda ma è tutto inutile: la tragedia è grande.
Tra le migliaia di persone all’interno dell’impianto sportivo c’è anche Don Luigi Pesaresi, parroco della Chiesa di Sant’Ignazio a Cantalupo, che confida: «Non c’è lo aspettavamo così presto, ci ha preceduto nella scalata al Paradiso». Il prelato aveva celebrato il matrimonio di Michele con la sua Anna nel 2006 e per lui Scarpa era come uno di famiglia. «Lo conoscevo da 30 anni, viveva per lo sport e la famiglia. Era amico di tutti e tutti gli volevano bene», aggiunge Don Luigi prima che l’emozione prenda il sopravvento.
La stanza è grande ma fatica a contenere tutti coloro che vogliono salutare per sempre Scarpa. Alle pareti sono state affisse le immagini delle sue vittorie più belle: Giro 2011, Tireno Adriatico e altre importanti corse quasi a voler ricordare a tutti che solo un destino beffardo poteva fermare la grinta di un campione dall’animo dolce.
Nella camera ardente trova spazio anche una pianta d’ulivo collocata dal Fan Club, simbolo di forza e resistenza: le qualità sportive che erano proprie di Michele. Verso mezzogiorno gli addetti al servizio d’ordine invitano i presenti ad uscire: sta arrivando Anna con i due gemellini che non smettono di fare disegni da collocare accanto al defunto papà. Le persone escono lasciando un messaggio di cordoglio senza darsi ancora pace per l’accaduto. La quiete torna ad abbracciare l’interno del Palazzetto accogliendo l’intimità della famiglia Scarponi. Tra chi non ha voluto far mancare il loro affetto ci sono molti ciclisti ed ex compagni dell’Aquila di Filottrano. Uno dei primi ad arrivare è Alessandro Spezialetti che ricorda: «Era solare, fantastico, manca troppo».
Molto provato anche il pisano Michele Bartolo, un passato da campione e allenatore di Scarponi ai tempi della Lampredotto che afferma: «L’avevo chiamato lunedì per complimentarmi per la vittoria in Trentino. Gli ho detto: adesso ti toccherà correre fino a 50 anni! Era eccezionale». Presente anche l’osimano Francesco Lascari che rivela: «Cinque ore di allenamento con lui erano come una passeggiata. Era un grande insegnante perché ti dava degli stimoli incredibili. Il chiaravallese Simone Storione era l’uomo ombra di Michele alla Lampredotto: «Dieci anni di pedalate ma anche viaggi e vacanze – dice -.Tifavo per lui anche quando ero suo rivale. Da ragazzino ambivo ad essere proprio come lui: trattava il panettiere sotto casa come Contator, con rispetto ma sempre con la battuta pronta».
Ieri, tutto l mondo dello sport, dalla Liegi Bastogne Liegi al calcio, hanno reso omaggio allo sfortunatto ciclista, dedicandogli un minuto di silenzio. La camera ardente resterà aperta per tutta la giornata di oggi e anche questa sera, quando si svolgerà una veglia di preghiera. Domani invece la salma verrà trasportata al campo sportivo di San Giobbe, dove alle 15:30 si svolgeranno i funerali. Si stima che saranno presenti circa 6mila persone provenienti da tutta Italia.