CASTELFIDARDO – La sua vita è cambiata drammaticamente il 4 giugno 2012, quando un incidente sul lavoro lo ha privato di entrambe le mani. Ma dopo un percorso di riabilitazione, fatto di battaglie e piccole conquiste quotidiane, Andrea Lanari ha trovato il coraggio di ripartire.
Oggi, a sette anni di distanza da quell’incidente, è tornato a lavorare come consulente in un’azienda di stampaggi, progetta nuovi ausili per migliorare la vita dei disabili, e porta la propria testimonianza nelle scuole e nelle fabbriche per far capire l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro.
«I primi giorni dopo l’incidente sono stati difficilissimi – confida – il solo pensiero di dover vivere con delle protesi mi terrorizzava. Fortunatamente è venuto a trovarmi in ospedale un esponente dell’Anmil (l’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, ndr) che aveva letto del mio infortunio sul giornale. Mi è stato di grande aiuto, mi ha aperto un mondo facendomi capire che la tecnologia aveva fatto enormi passi avanti».
Andrea inizia il suo percorso di riabilitazione, prima con delle protesi di base – bretelle dietro le spalle che comandano l’apertura e chiusura della mano – poi con prodotti più evoluti azionati da piccoli impulsi nervosi. Ma alcuni ausili li progetta e realizza in proprio: «Mi sono costruito dei dispositivi ad uso personale – ci spiega – quelli che mi erano stati già forniti li trovavo di difficile utilizzo, così con mio cognato ho ragionato su come poterli migliorare. All’inizio abbiamo adattato oggetti già in commercio e per la realizzazione mi sono affidato a delle aziende del settore metal meccanico. Ora cerco di mettere a frutto la mia esperienza collaborando con il centro protesico dell’Inail».
Oggi Andrea ha una vita quasi del tutto autosufficiente, ha 42 anni e due figli, ha ripreso a lavorare e porta avanti insieme all’Anmil una battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Faccio consulenza in un’azienda del settore metalmeccanico – spiega – e insieme all’Anmil cerco di dare un sostegno morale a chi è rimasto vittima di infortuni. Faccio campagne di sensibilizzazione nelle scuole e all’interno delle aziende, affinché si capisca l’importanza di lavorare in sicurezza e con sistemi all’avanguardia. Bisogna essere formati per la mansione svolta e rifiutarsi di lavorare se non ci sono tutte le norme di sicurezza. Meglio denunciare e perdere il lavoro, che rischiare di perdere la vita».
I dati sugli infortuni e le morti sul lavoro continuano ad essere allarmanti nel nostro Paese. «L’Italia ha una media di 3 morti al giorno sul lavoro – ci dice -. Le ultime statistiche dell’Inail parlano anche di un incremento delle malattie professionali. Tutto ciò in un Paese civile è intollerabile. Il problema è ancora molto radicato anche a livello marchigiano, un territorio a forte vocazione manifatturiera. L’imprenditore deve capire che la sicurezza non è un costo ma un investimento destinato a dare i suoi frutti nel tempo. Sono stato recentemente in un’azienda che festeggiava i suoi primi 1000 giorni senza infortuni. Il suo titolare dopo aver letto la notizia del mio incidente ha deciso di investire più soldi sulla sicurezza e con il tempo ha avuto un incremento del fatturato. Questo dimostra che la sicurezza sul lavoro non è solo un atto dovuto, ma si traduce anche in un vantaggio economico per l’imprenditore. Non deve essere vista solo come un obbligo di legge, ma come un vero e proprio stile di vita».