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Osimo, al via la prima opera urbana targata “PopUp festival”: al lavoro Giorgio Bartocci

Giorgio Bartocci, 35 anni, jesino trapiantato da anni a Milano, è uno degli artisti del PopUp festival 2020, un laboratorio di arte urbana legato alla mostra di Keith Haring, ospitata a Palazzo Campana. Siamo andati a trovarlo durante il suo lavoro, ecco cosa ci ha raccontato

Giorgio Bartocci al lavoro (foto di Giacomo Colonnelli per PopUp festival)
Giorgio Bartocci al lavoro (foto di Giacomo Colonnelli per PopUp festival)

OSIMO – La sua opera sta prendendo forma in queste ore. Pitture dinamiche su un capannone industriale. Giorgio Bartocci, 35 anni, di Jesi ma trapiantato da anni a Milano dove lavora, è uno degli artisti del PopUp festival 2020, un laboratorio di arte urbana collegato alla mostra di arte contemporanea dedicata a Keith Haring le cui opere saranno ospitate a palazzo Campana di Osimo a partire dal 23 luglio, giorno dell’inaugurazione.

Bartocci è al lavoro per realizzare un monumentale wallpainting sulle quattro facciate di un capannone lungo la statale 16 all’altezza del Decathlon. L’artista sta utilizzando tinte metallizzate fornite da Caparol, grazie alle quali l’edificio muta aspetto nell’arco delle 24 ore come fosse un organismo vivente, con la collaborazione di Omec per il noleggio della piattaforma elevatrice. Titolo dell’opera “Self protection – Architettura liquida nr.10”.

Il capannone (foto di Allegra Corbo)

«Questa è un’opera ambientale molto complessa sia dal punto di vista dei contenuti che a livello tecnico, tanto che la collega Allegra Corbo mi sta dando una mano – ci racconta Bartocci in una pausa dal lavoro intenso -. La ricerca per l’opera è iniziata nel 2019 con il piano di restauro del capannone e la consulenza vera e propria. È un lavoro d’impatto dove il colore riveste una parte fondamentale, ci sono 45 toni (sto elaborando codici cromatici). È multistrato, una sorta di doppia pelle (ruvida e porosa) che può essere vista da qualsiasi lato, una protezione di cui, metaforicamente, abbiamo bisogno nella vita reale. Nel complesso si tratta di una riflessione che ho fatto: nonostante la tecnologia e tutto quello che abbiamo, siamo fragili e sentiamo il bisogno di una protezione. L’invito è prendere le cose con “astrazione”. Grazie a PopUp che ci ha permesso di avere visibilità e di rischiare un po’, di enfatizzare il discorso che non siamo immortali. Ricominciamo a parlare di arte partendo da qui, dal rapporto che c’è con l’industria, nel nostro caso bianco ghiaccio come il colore del capannone restaurato».

Diviso tra urban-art e product-design, Bartocci è un giovane artista che esplora il complesso rapporto tra l’uomo e il territorio in cui abita, con frequenti spostamenti in Italia e all’estero per interventi ambientali site-specific. Ha realizzato numerosi progetti di visual-design, esposizioni e live performance così come commissioni per enti privati e istituzioni pubbliche.

Per l’opera osimana ha tratto ispirazione dalla natura circostante. «È una pittura reversibile, non ha una direzione specifica. Gioca sulla dilatazione delle forme e con il nervo ottico. È una pittura mutevole, cambia con l’orario, all’alba è differente rispetto al tramonto. Per quanto riguarda la mia esperienza ho iniziato molto giovane, dalle pitture murali, e ho sentito l’esigenza di lavorare su progetti che definisco ambientali, non solo pareti singole quindi ma ho avvertito il bisogno di interagire con lo spirito architettonico a 360 gradi. Ho sempre pensato all’importanza della connessione tra persone come la cosa più importante che l’arte riesce a fare».