Attualità

Osimo taglia le spese legali

Nel corso dell’anno la situazione del contenzioso si è caratterizzata per la decisione di due controversie sull'illuminazione pubblica e sulla strada di bordo

Il tribunale di Ancona

OSIMO – Sono in corso di abbattimento le spese legali sostenute dal Comune di Osimo. «Dalla spesa “storica” per gli incarichi legali della precedente amministrazione Simoncini (120mila euro), nell’ultimo triennio dell’amministrazione Pugnaloni la situazione delle spese legali è passata da 91mila e 626 del 2018 ai 79mila e 896 del 2019 fino ai 65mila e 307 del 2020», spiega l’assessore al Bilancio Mauro Pellegrini.

Nel corso dell’anno la situazione del contenzioso si è caratterizzata per la decisione di due controversie. La prima concerne la gara per l’affidamento in concessione, mediante finanza di progetto, della “Gestione, riqualificazione e adeguamento degli impianti di illuminazione pubblica” per la durata di 25 anni e 21mila e 417 euro. A seguito della procedura a evidenza pubblica bandita dal Comune, che ha messo a gara la proposta di project financing di Dea spa e Astea Energia spa, è risultato aggiudicatario quel raggruppamento temporaneo di imprese a seguito del diritto di prelazione esercitato dal gruppo di imprese “osimano”.

Tale aggiudicazione è stata contestata al Tar dalla ditta concorrente Consorzio nazionale cooperative di produzione e lavoro “Ciro Menotti”, respinto. «La ditta però ha proposto ricorso al Consiglio di Stato. C’è da dire tuttavia che al momento non ci sono richieste di sospensione della sentenza del Tar e quindi si potrà procedere alla stipula del contratto di appalto tra il Comune di Osimo e il gruppo Astea, senza attendere l’esito del contenzioso».

La seconda controversia concerne invece la Cosmo spa, la ditta in concordato liquidatorio dal 2014 che avrebbe dovuto realizzare la strada di bordo. Il Comune aveva fatto ricorso per insinuarsi nel passivo fallimentare della stessa e avere modo così di poter chiedere un risarcimento per lo stralcio della strada non realizzato. La cifra richiesta per inadempimento agli obblighi è stata calcolata in un milione e mezzo di euro. Dopo quasi due anni è uscita la sentenza del Tar. «Il Comune, che si era già inserito nel passivo fallimentare, ha certamente titolo per chiedere il pagamento della somma ma è evidente che sarà altamente improbabile riavere indietro i soldi per tale cifra, trattandosi appunto di un fallimento. Rimane l’amaro in bocca per la mancata escussione della polizza fideiussoria irregolare di circa 748mila euro».