Cronaca

Risultavano in cassa integrazione ma erano a lavoro: ditta di Osimo nei guai

Le Fiamme Gialle hanno riscontrato che un’azienda aveva chiesto l'accesso all’integrazione salariale per i suoi 15 dipendenti, che erano stati sospesi dal lavoro a causa della pandemia. La situazione però era diversa

La sede della Guardia di Finanza di Osimo

OSIMO – Maxi operazione della Guardia di Finanza di Osimo che in queste ore ha denunciato i responsabili di una società osimana di manutenzione impianti che ha usufruito indebitamente della cassa integrazione guadagni, prevista nell’ambito delle misure a sostegno delle imprese colpite dalla crisi economica determinata dal Covid-19. Per far fronte alla crisi economica determinata dall’emergenza epidemiologica infatti, a partire dal primo Decreto Rilancio del marzo 2020 e fino alla legge di Bilancio 2021, il legislatore ha allargato la platea dei beneficiari della Cassa integrazione guadagni per rinforzare la tenuta economica a vantaggio di lavoratori ed aziende.

Le Fiamme Gialle osimane hanno riscontrato che un’azienda aveva richiesto l’accesso all’ammortizzatore sociale dell’integrazione salariale per tutti i suoi 15 dipendenti, che erano stati indicati come sospesi dal lavoro a causa della pandemia proprio nei mesi di marzo, aprile e maggio del 2020, periodo di piena emergenza sanitaria. La situazione però era diversa dalla realtà: l’azienda aveva emesso diverse fatture relative ad interventi prestati ai clienti. Tali interventi, come rilevato dai militari, sarebbero stati eseguiti proprio dagli operai della società che, diversamente da quanto indicato nelle richieste di Cassa integrazione presentate all’Ente previdenziale, avevano invece continuato a lavorare negli stessi giorni per i quali era stata richiesta l’integrazione salariale.

Il riscontro di tali condotte, oltre ai documenti contabili, è stato fornito grazie alle ulteriori minuziose investigazioni dei finanzieri, i quali hanno raccolto elementi precisi della presenza degli operai nei luoghi e nelle date di esecuzione dei lavori, come da riscontri diretti effettuati presso i fornitori e i clienti dell’azienda e da dichiarazioni rilasciate da persone informate sui fatti. Così facendo l’impresa, che contrariamente a quanto attestato non aveva interrotto l’attività né avuto un calo di lavoro, continuando a fatturare anche nel periodo del lockdown dello scorso anno, ha trovato il sistema per non sostenere il costo del personale, riversandolo sulle casse dell’Inps, con un danno per le casse dell’Ente per 52mila euro.

I responsabili della frode, due coniugi osimani, sono stati denunciati per la violazione dell’articolo 316 ter del codice penale, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, che prevede la pena della reclusione da sei mesi a tre anni. Il Gip di Ancona, su richiesta della Procura che ha coordinato le indagini, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo per l’intero valore indebitamente percepito che è stato eseguito sulle disponibilità finanziarie e su un immobile riconducibile agli indagati.