ANCONA – Una richiesta di aiuto è scattata dalle coordinatrici delle Avis della ex zonale 7 i cui donatori afferiscono al Centro trasfusionale di Ancona e dei Centri di raccolta esterni di Osimo, Castelfidardo, Loreto e Chiaravalle. Si fanno portavoce di una gravissima situazione che si è creata in questi ultimi giorni ma che sarebbe figlia di una vecchia concezione della medicina trasfusionale. Il personale infermieristico che gestisce la raccolta in quei centri è composto da otto unità, numero rimasto invariato da oltre 20 anni e inadeguato per gestire l’attuale quantitativo di donazioni. Nel 2002 la ex zonale 7 contava quattromila e 900 donatori e si registravano novemila e 800 donazioni, 20 anni dopo i donatori sono novemila e 350 e le donazioni 17mila.
La parola delle coordinatrici sui numeri
«Numeri che danno prestigio alla nostra zonale che da sola contribuisce al 50 per cento della raccolta di tutta la provincia di Ancona, numeri raggiunti, oltre che grazie alla generosità dei donatori, grazie ai sacrifici del personale infermieristico che a volte lavora al limite delle proprie possibilità, numeri che però non potranno essere confermati stante la situazione attuale – dicono le coordinatrici della ex zonale 7 Francesca Pietrucci, Sabrina Iacussi e Daniela Piaggesi -. Oggi di quegli otto infermieri, ben cinque sono in malattia e con i tre rimasti non si riesce a tenere aperti i centri di raccolta esterni. Se a questo sommiamo lo sciopero del 15 e 16 febbraio cui hanno aderito anche alcuni infermieri, il risultato che ne esce è che i centri esterni vengono chiusi e i donatori non possono donare. La chiusura è toccata ad Osimo e Chiaravalle, sono state perse 40 donazioni, poi stessa sorte toccherà al centro di raccolta di Loreto e venerdì ancora a Chiaravalle mentre il centro trasfusionale di Torrette viene tenuto aperto ma con la possibilità di effettuare la metà delle donazioni che si fa abitualmente».
Per la prossima settimana non si sa ancora se ci saranno ulteriori chiusure, tutto dipende dal ritorno in servizio degli infermieri attualmente malati. «Tutto questo comporterà una carenza di sangue che andrà ad incidere sul regolare svolgimento delle attività ospedaliere, le prime che verranno penalizzate saranno le chirurgie perché non si vedranno garantite le scorte per gli interventi. Da parte dei donatori e dei dirigenti avisini questa situazione non è accettabile: noi dirigenti ci spendiamo per promuovere il dono, ci spendiamo per programmare le donazioni e poi ci troviamo in situazioni in cui la nostra offerta donazionale non può essere accolta, quando dall’altra parte ci sono persone malate che ne hanno assolutamente bisogno. Quello che chiediamo a gran voce è l’aumento della pianta organica che permetta al personale di lavorare in sicurezza e con continuità senza esser costretti a mandare a casa i donatori».
La richiesta è rivolta alla Direzione degli Ospedali Riuniti di Ancona perché al momento a questa azienda fa capo il personale che opera nei centri di raccolta della ex zonale 7 ma la dirigenza chiede anche l’intervento da parte della Regione Marche affinché metta mano all’organizzazione del sistema sanitario e potenzi i settori che risultano carenti di personale.