CASTELFIDARDO – Un laboratorio di tessitura con vecchi telai riscoperti e tirati a lucido dalle soffitte di famiglia, un tombolo con il lavoro lasciato a metà accanto a pizzi e merletti che parlano di un tempo antico ma anche comò, brocche e armadi di quello stile tipicamente marchigiano che ha il sapore tutto familiare dei nostri ricordi.
Nel laboratorio di tessitura appena inaugurato a palazzo Mordini di Castelfidardo si respirano atmosfere passate grazie all’associazione fidardense “Tracce di 800”, che dal 2015 si spende per divulgare eventi storici locali come mezzo di riflessione e ricordo del proprio passato, delle radici e dell’identità storica.
«Il laboratorio nasce dalla volontà di far riscoprire e apprezzare i valori autentici di cui è ricca la nostra civiltà e rivalutare le tradizioni radicate nel tempo e nella storia che, purtroppo, si sono perse per uno sviluppo industriale che ha modificato rapidamente il nostro tessuto sociale – ci racconta Janula Malizia dell’associazione -. Da qui l’esigenza, fondamentale per la nostra identità territoriale, di recuperare la preziosa arte della tessitura manuale che ne esprime l’ingegno, l’originalità e la creatività dei nostri progenitori. Nella famiglia rurale marchigiana il lavoro al telaio rientrava tra i più importanti compiti affidati alle donne. Si imparava a tessere fin da bambine e i lavori di trame e ordito, assieme alle faticose ore trascorse al telaio, componevano un’arte funzionale alle esigenze del nucleo familiare che diventava anonima con il passare del tempo».
Studio, ricerca e passione hanno portato all’apertura del laboratorio. «Il nostro lavoro di ricerca ci ha portato direttamente alle custodi di questa antica arte che curano il museo della tessitura di Macerata “La tela” – continua -. Abbiamo appreso i rudimenti necessari per restituire voce a un lavoro femminile dimenticato ma che un tempo era abituale in ogni casa e che merita nuovo respiro. Emozionante è stato ritrovare manufatti e tessuti nei nostri armadi, ricollegare il filo della memoria alle antiche mani di donna e riscoprirle così simili alle proprie».