FANO – La regione Marche è agli ultimi posti in Italia per chilometri di ferrovie rispetto alla superficie del territorio. Con 4,5 km di strade ferrate per 100 kmq facciamo meglio solo di Sardegna e Valle d’Aosta e questo penalizza di molto i servizi di trasporto dei cittadini.
Non è un caso che gli utenti dei treni siano appena il 28% dei cittadini sopra i 14 anni, una delle percentuali peggiori di tutto il Centro Nord nazionale. La nostra regione sconta una conformazione per la maggior parte montuosa ma anche politiche miopi che nel tempo sono andate a tagliare servizi. Un progressivo abbandono che ha riguardato, ad esempio, la ferrovia Fano-Urbino. Da qui la richiesta della Uil Trasporti di ripristinare il tratto ferroviario.
«Il tratto tra Fano e Urbino esisteva già – spiega Giorgio Andreani, segretario regionale della Uil Trasporti -. La linea ferroviaria univa queste due importanti città storiche passava nella bella e suggestiva valle del Metauro ma è stata chiusa nel lontano 1987 a causa di una politica miope rispetto al trasporto pubblico locale. La stessa politica miope regionale che in tutti questi anni non ha voluto prendere posizione a favore della sua riapertura accampando ogni volta una scusa diversa, in ultimo la realizzazione di una pista ciclabile in sua sostituzione. L’infrastruttura è ancora esistente per cui basterebbe, con degli investimenti oculati e non impossibili, rimetterla in funzione riprendendo lo stesso tracciato. Come Uil Trasporti Marche da anni ci battiamo affinché la linea Fano-Urbino torni a essere percorsa dal treno e torni ad essere uno degli assi portante della mobilità marchigiana e non solo: se da un lato fa piacere assistere alla ripresa di un dibattito pubblico sull’argomento, anche alimentato dalla presa di posizione di qualche assessore regionale, dall’altro vorremmo però che non ci si limiti più soltanto a qualche esternazione giornalistica ma che questa linea ferroviaria rientri concretamente nell’ambito dei progetti futuri di questo governo regionale mettendo finalmente nero su bianco per una sua prossima riapertura».
Un potenziamento delle infrastrutture che trova ampio spazio nel “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia”. «Ormai il “mancano le risorse” non regge più come scusa, l’Unione europea non è astratta e mette fondi importanti. Le Regioni saranno chiamate a presentare i loro progetti. È un’occasione d’oro da non perdere assolutamente. Su questo potremo misurare la lungimiranza della politica locale regionale e soprattutto potremo misurare la capacità di visione del futuro della nostra regione in relazione alla costruzione di quell’Unione Europea di cui in ogni caso facciamo parte».