PESARO – Autonomie scolastiche a rischio, i sindacati intervengono. In bilico ci sono le scuole dell’entroterra che rischiano accorpamenti. Una perdita di servizi e disagi crescenti per un territorio che fa i conti con lo spopolamento.
«Si abbatte la scure dei tagli della Regione Marche sulle scuole della provincia di Pesaro e Urbino – spiegano Cinzia Scardacchi FLC CGIL Pesaro- Urbino, Daniela Piovaticci CISL Scuola Marche -Pesaro Urbino, Catia Cucchiarini UIL Scuola Rua Pesaro – Urbino – Dopo il ridimensionamento relativo al 2024-25 che ha colpito particolarmente la provincia di Pesaro-Urbino con il dimensionamento di 10 scuole e con la soppressione di 6 istituzioni scolastiche, si procede con accanimento ad eliminare altre scuole, inferendo un durissimo colpo al sistema scolastico e alle comunità del nostro territorio. Le soluzioni prospettate dalla Regione sono inaccettabili, inique e creano aggregazioni impossibili tra istituti anche molto lontani tra loro compromettendo così la qualità dell’Istruzione nel territorio».
Il piano che la regione presenterà il 27 dicembre al Consiglio regionale prevede infatti l’accorpamento del Centro Provinciale di Istruzione degli Adulti di Pesaro e Urbino (CPIA) di Pesaro con l’Istituto Agrario Cecchi, l’Istituto comprensivo di Apecchio con quello di Acqualagna, e l’Unione degli Istituti comprensivi di Mercatino Conca/Macerata Feltria, già accorpati lo scorso anno con difficoltà di gestione enormi e l’I.C. Piandimeleto.
«Tale dimensionamento determina la soppressione di quattro istituzioni scolastiche e abbinamenti a dir poco discutibili; in particolare proprio l’accorpamento degli Istituti Comprensivi di Apecchio e Acqualagna, distanti tra loro circa 28 km e quello da “ Mission impossible” tra Mercatino Conca/Macerata Feltria e Piandimeleto con 22 plessi dislocati su tre valli su un vasto territorio lungo i circa 32 km che separano Mercatino Conca da Piandimeleto. Questo tra l’altro determinerà un forte pendolarismo del personale e disagi per la stessa utenza, con il rischio in prospettiva di chiusura di plessi come possibile conseguenza dei tagli di organico previsti dalla legge di bilancio e dal dimensionamento stesso».
Per i sindacati «Alla luce dei sacrifici imposti al nostro territorio lo scorso anno, ci si aspettava il mantenimento della rete scolastica senza apportare ulteriori modifiche, anche in ragione del fatto che le stesse linee guida regionale, proprio su richiesta dei sindacati, imponevano attenzione alle aree interne. Invece così non è stato: proprio le aree interne sono state penalizzate senza tenere in alcuna considerazione le richieste della Provincia, che aveva formulato la sua proposta dopo aver ascoltato i sindaci del territorio, i Dirigenti scolastici le organizzazioni sindacali e le associazioni. Tali soggetti erano tutti concordi, per una questione di equità, a difendere le nostre scuole ed il nostro entroterra».
Le sigle chiudono: «E’ chiaro infatti che quando si chiudono gli istituti e li si accorpa con altri, distanti anche decine di km, tutt’intorno si crea un deserto che porta allo spopolamento di interi paesi, progressivamente privati dei servizi essenziali. La regione Marche, pur avendo voce in capitolo nel dimensionamento che deve essere progettato con il concorso delle autonomie locali per rispondere alle esigenze del territorio, rinuncia a mitigare gli effetti di norme inique e a difendere il diritto allo studio compromettendo lo stesso e minacciando la sopravvivenza di intere comunità locali.
Sono stati applicati tagli lineari, anziché investire sull’istruzione, l’educazione e la formazione del cittadino, si è andati al risparmio, si è fatta cassa. Non riteniamo accettabile che vi sia una differente offerta formativa tra coloro che vivono sulla costa e gli studenti delle aree montane, già provate dallo spopolamento, dalla diminuzione dell’offerta lavorativa. Gli istituti, con le loro direzioni, uffici, sono presìdi di legalità, un punto di riferimento per i ragazzi e le famiglie.
Non lasceremo passare sotto silenzio l’ennesima ingiustizia ai danni dei cittadini della provincia di Pesaro e Urbino e del suo entroterra, da qui la nostra protesta perché l’azione principale di chi governa un territorio deve essere la tutela e la garanzia di tutti i suoi abitanti, a qualsiasi latitudine».