ACQUALAGNA – Caporalato e lavoro nero, arrestato 45enne cinese titolare di un maglificio.
L’importante operazione è stata portata avanti dai militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Pesaro/Urbino, operante all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Pesaro/Urbino, assieme al personale del Comando Stazione Carabinieri di Acqualagna, Nucleo Operativo del Gruppo Tutela del Lavoro di Venezia e dell’Asur di Urbino.
La vicenda tra origine già dal mese di novembre 2019, quando a Cagli, i Carabinieri della Tutela del Lavoro fecero un controllo in un maglificio cinese. Molte furono le contestazioni a carico del titolare dell’azienda (assente al momento del controllo), tali da provocare la misura cautelare del sequestro preventivo dell’unità produttiva (gravi furono le carenze riscontrate in ordine alla sicurezza, igiene e salute sui luoghi di lavoro).
Oltre a tali irregolarità fu trovato anche un lavoratore in nero (per cui fu anche emesso provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale).
Ma c’erano anche anomalie negli alloggi ubicati immediatamente ai piani superiori dello stabile, ove fu riscontrata la presenza di loculi abitativi ricavati mediante l’installazione di pannelli di legno. Molteplici le carenze igienico sanitarie riscontrate, oltre che la mancata osservanza dei requisiti minimi di abitabilità di tali locali abitativi, tanto da rendersi necessario, un ulteriore sequestro preventivo.
Ma il titolare ha chiuso tutto e trovato un nuovo locale. Che i carabinieri del Nil hanno subito trovato.
È emerso che il formale titolare dell’azienda non era che un prestanome della stessa, perchè il ruolo di gestore e datore di lavoro era affidato completamente ad un cittadino cinese assunto però come dipendente dalla stessa società.
Dopo aver monitorato i turni svolti all’interno del laboratorio ed i movimenti dell’effettivo titolare, è stato concordato con La Procura della Repubblica di Urbino di intervenire, per verificare le condizioni di lavorative del personale ed anche per verificare il rispetto delle normative anticontagio all’interno dell’impresa. Dall’accesso ispettivo eseguito nel tardo pomeriggio del 16 giugno nel Comune dell’entroterra pesarese, all’interno di laboratorio tessile, sono stati riscontrati ben 5 lavoratori di cui 2 non regolarizzati a norma di legge, oltre che ancora una volta gravi carenze sotto il profilo della sicurezza, igiene e salute sui luoghi di lavoro.
Il laboratorio tessile è stato messo sotto sequestro. I dipendenti vivevano in camere solo con reti e materassi e con visibili infiltrazioni di acqua dall’esterno tali da provocare la presenza di umidità all’interno. Le indagini hanno comprovato che l’azienda aveva continuato ad operare anche durante la fase del lockdown.
Le condizioni lavorative ed alloggiative degradanti ed i turni interminabili di lavoro (dei 4 lavoratori intenti al lavoro), hanno spinto i militari ad arrestare in flagranza il 45enne cinese per il reato di sfruttamento del lavoro e caporalato. Il Gip ha convalidato l’arresto e ha applicato la misura cautelare della detenzione in carcere.
Nel corso del servizio rilevate sanzioni amministrative per un totale di 10.000 euro connesse con l’impiego dei lavoratori “in nero”.
Sono ad oggi ben 10 le persone arrestate (dalla data di entrata in vigore della riforma sul reato di “caporalato”) dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Pesaro e Urbino. Nessun allarmismo sul fenomeno anche perché non esistono segnali gravi. Le operazioni, condotte dal comparto di specialità dell’arma con la valida collaborazione dell’arma territoriale, sono solo l’esito della raccolta e la successiva analisi di informazioni acquisite con l’opera di intelligence effettuata sul territorio, su un fenomeno, quello del caporalato, attualissimo in tutto il territorio nazionale, su cui non bisogna abbassare la guardia soprattutto in tale contesto storico.