PESARO – L’episodio dell’aggressione da parte di due soggetti alle operatrici Usca all’uscita dalla visita ad una paziente che aveva chiesto l’intervento, testimonia il clima di tensione intorno al momento storico che stiamo vivendo. A stigmatizzare l’episodio chiedendo una concreta dichiarazione di solidarietà anche da parte dei vertici aziendali, è Alfredo Rossini, coordinatore di Anaao Assomed Marche per l’Area Vasta 1.
«E’ inammissibile e ingiustificabile fare uso di violenza per ottenere informazioni che, per altro, non possono essere comunicate per non violare la privacy dei pazienti» dice Rossini, che tuttavia propone un quesito. «C’è da chiedersi – spiega il coordinatore– che cosa possa scatenare la morbosa necessità di sapere lo stato di salute di persone non congiunte, e quindi senza averne titolo, arrivando a minacciare degli operatori sanitari che compiono il loro dovere».
«Il timore – insiste Rossini – è che si siano esasperati gli animi e che anche il modo di comunicare lo stato di avanzamento di questa pandemia abbia assunto toni di spettacolarizzazione che fomenti, in soggetti isolati, comportamenti non congrui».
Per Anaao Assomed Marche, sindacato di medici e dirigenti sanitari con oltre 650 iscritti, occorre tornare ad un ortodosso percorso diagnostico che consenta solo a medici e laboratoristi autorizzati di validare i test. Occorre inoltre tornare ad una comunicazione più lineare nonostante si sia di fronte ad una pandemia tanto grave per non aggiungere alla drammaticità delle conseguenze da contagio anche l’impossibilità per gli operatori di prestare serenamente la loro infaticabile e indispensabile opera al servizio della comunità.