Pesaro

Lupo salvato nel ranch di Valentino Rossi. Le città spopolate dal coronavirus attirano gli animali

Non è l'unico caso di lupo che si è spinto oltre i boschi nelle Marche in questo periodo di quarantena. Baldini (Lac): «Non c'è alcun pericolo anche perché gli animali selvatici sono anni che ormai si sono urbanizzati»

Lupo Valentino

ANCONA – Un lupo intrappolato nel ranch di proprietà del pilota di motociclismo Valentino Rossi a Tavullia nei giorni scorsi, ma non è l’unico avvistamento di animali selvatici che nelle Marche si sono spinti addirittura nei centri abitati: il 25 aprile a Pesaro un altro lupo era stato visto aggirarsi lungo una via della città, un altro è stato visto a Numana. Il coronavirus che ha costretto la popolazione a rimanere chiusa in casa e sta spingendo gli animali a riappropriarsi del loro territorio.

Ma andiamo per ordine. Il lupo ritrovato nella tenuta di Valentino Rossi è stato rinvenuto intrappolato da un laccio di quelli utilizzati per i cinghiali. L’animale è stato trovato addosso alla recinzione della proprietà dove il pluricampione di motociclismo ha realizzato un campo di motocross per gli allenamenti. Ferito, ne tentativo di liberarsi dal laccio, è stato soccorso e recuperato dal personale e dai volontari del Cras di Pesaro contattati dal personale che lavora nel ranch di Valentino Rossi.

Con tutta probabilità i lacci potrebbero essere stati posti da alcuni bracconieri nel tentativo di catturare cinghiali o altri animali selvatici, ma a finire in trappola alla fine è stato il lupo: la zona è molto frequentata da animali selvatici, in particolare da cinghiali.

Il lupo trovato intrappolato nel ranch di Valentino Rossi battezzato in suo onore Lupo Valentino

Il lupo è stato portato al Centro di Tutela della Fauna Selvatica di Monte Adone, a Sasso Marconi (Bo), dove verrà curato dalle ferite che si è procurato per liberarsi dal laccio e che gli hanno causato lesioni al basso ventre. «In onore a Rossi, che ovviamente non ha alcuna responsabilità sull’accaduto, il lupo è stato battezzato: Lupo Valentino – commenta Danilo Baldini, delegato Lac (Lega per l’Abolizione della Caccia) – .  Ancora una volta però ci vediamo costretti a dover condannare l’ennesimo vile atto di bracconaggio nei confronti di un lupo e sempre nel pesarese».

«Evidentemente la martellante campagna mediatica diffamatoria e di odio nei confronti del lupo, che tiene banco ormai da anni in provincia di Pesaro e Urbino» osserva Baldini «continua a dare i suoi frutti avvelenati». Baldini pone l’accento sul fatto che la legge regionale «prevede indennizzi agli allevatori sia per le predazioni ad opera di lupi che da parte di cani randagi o inselvatichiti» e inoltre evidenzia che «solo con l’adozione di più efficienti sistemi di prevenzione, come cani da guardiania e recinzioni elettrificate, si possono limitare, fino ad azzerare i casi di predazione da parte dei lupi».

A dimostrazione di questo cita il progetto Life WolfAlps, «sperimentato con successo su tutto l’arco alpino, dal Piemonte al Veneto». Secondo Baldini la  «campagna mediatica di odio nei confronti del lupo non è fatta in realtà in favore degli allevatori, l’unica categoria potenzialmente danneggiata, ma a beneficio dei cacciatori, perché il lupo rappresenta ormai il loro maggior competitore, in quanto le analisi delle sue feci dimostrano che le sue prede preferite sono in realtà i cinghiali ed i caprioli, guarda caso anche quelle più ambite dai cacciatori».

Ma perché si verificano queste incursioni, gli animali selvatici si stanno riappropiando del loro territorio?
«Si gli animali selvatici si sono evidentemente riappropriati degli spazi naturali che noi umani abbiamo loro tolto, approfittando del fatto che siamo stati costretti a restare chiusi nelle nostre case – chiarisce Baldini – . Comunque, vorrei rassicurare le persone che non c’è alcun pericolo anche perché gli animali selvatici sono anni che ormai si sono urbanizzati, solo che prima non si facevano troppo vedere da noi. I lupi, in particolare, seguono i cinghiali, che sono la loro preda preferita e questi si spingono a ridosso dei centri abitati per sfuggire alle braccate dei cacciatori che sono sempre più invasive e vicine alle periferie delle nostre città».