Alla riapertura delle imprese dopo la pausa per le ferie estive c’è «preoccupazione» per il quadro congiunturale predominato da inflazione e rincari, oltre che da un rallentamento degli investimenti, ma non mancano gli elementi di positività legati alle «risorse pubbliche da impiegare al meglio per rilanciare l’economia regionale». A delineare il quadro è Roberto Cardinali, presidente degli industriali marchigiani.
«Sebbene l’inflazione stia registrando un leggero rallentamento – spiega – è uno degli elementi che caratterizza già da qualche tempo la nostra economia. Un elemento che perdura da oltre un anno, i cui effetti sulle imprese si sommano a quelli prodotti dai numerosi e importanti rincari (energia, carburanti, materie prime), dalla pandemia e dal post pandemia che hanno causato fortissime tensioni sulla catena degli approvvigionamenti, effetti negativi che continuano a pesare e a impattare sulle aziende, specie su quelle che non possono rivolgere a valle i maggiori costi sostenuti».
Ma l’elemento di maggior preoccupazione, secondo il presidente di Confindustria Marche, è la frenata agli investimenti legata al rialzo dei tassi di interesse praticato dalla Banca Centrale Europea per rallentare la corsa dei prezzi. «Siamo ai massimi storici – evidenzia -: il costo del denaro più alto comporta un accesso al credito a condizioni peggiorate per le aziende e questo frena gli investimenti delle imprese con impatti a medio e lungo termine».
A frenare è anche l‘export, osserva, «il cui traino non è più forte come in passato, anche se alcuni settori tengono, come tessile, abbigliamento e meccanica, ma il rallentamento, in base agli ultimi dati trimestrali, si è fatto sentire su tutti i settori».
Cardinali però evidenzia anche gli elementi di positività dell’economia marchigiana, con «le imprese che ancora oggi sono un perno importante dell’economia regionale, capaci di far fronte alle varie emergenze che si sono susseguite. Insomma, un sistema solido, dalle spalle forti».
Importante, ora «gestire bene le risorse disponibili in questo momento storico, dal Pnrr alle altre risorse europee» incluse quelle a disposizione delle Marche come regione in transizione. «Bisogna correre – conclude – per mettere a terra velocemente queste risorse con l’obiettivo di rilanciare gli investimenti pubblici e privati, e quindi l’economia dei territori».