PESARO – Aprire un’azienda? 86 passaggi burocratici e 19 mila euro di spesa. È quanto denuncia la Cna rispetto al tema delle start up e nuove imprese.
L’associazione degli artigiani ha censito i vari passaggi a seconda del tipo di azienda. «L’Everest della burocrazia è riservato alle attività di autoriparazione: per aprire un’officina il “monstre” pubblica amministrazione pretende 86 adempimenti che si traducono in quasi 19mila euro di costi da affrontare. Una scalata quasi identica per gli aspiranti imprenditori falegnami: 78 adempimenti e 19.700 euro di spesa per le pratiche. Le gelaterie superano i bar con 73 adempimenti contro 71; se la passano meglio, si fa per dire, gli acconciatori con appena 65 pratiche da sbrigare presso 26 enti e un onere di 17.500».
Sono alcune realtà fotografate dall’Osservatorio nazionale della Cna “Comune che vai, burocrazia che trovi” che misurano l’impatto negativo di procedure lunghe, complesse e costose per avviare un’impresa e che rappresentano il principale freno allo sviluppo economico del Paese. Il segretario della Cna di Pesaro e Urbino Moreno Bordoni ricorda che la Confederazione da tempo sollecita la “lotta contro la cattiva burocrazia” e registra come negli ultimi anni non sono mancate le buone intenzioni da parte del legislatore per razionalizzare e semplificare l’apparato burocratico.
Tuttavia, dice Bordoni, «nonostante lo sforzo profuso dal Parlamento, l’azione di ammodernamento appare ancora inadeguata. Rimangono elementi di disomogeneità, soprattutto a causa dell’intreccio dei molteplici centri di produzione normativa che alimentano sovrapposizioni e ritardi per l’avvio dell’attività di impresa».
Il segretario della Cna evidenzia l’esigenza di fare «un tagliando agli aggiustamenti introdotti sui principali strumenti amministrativi». Tra questi la conferenza dei servizi, l’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) che non ha centrato l’obiettivo di economicità amministrativa e con tempi di rilascio ancora troppo lunghi. Così come il SUAP (Sportello Unico per le attività produttive) che sconta in molte località l’impossibilità dell’accesso per via telematica nonostante sia un obbligo di legge e che scardina il principio “Once only SUAP”.
Per Bordoni «il Recovery Plan offre l’opportunità irripetibile di realizzare i necessari investimenti in digitalizzazione, innovazione e capitale umano per modernizzare la pubblica amministrazione. La rotta seguita dalle riforme varate negli ultimi anni – conclude – necessita di correzioni essenziali e aggiornamenti costanti ed i miglioramenti si conseguono solo attraverso il dialogo tra le istituzioni ed i soggetti rappresentativi del tessuto produttivo. Ma serve anche il rilancio dell’agenda di semplificazione».