PESARO – Bypass ferroviario, un progetto messo in discussione dal governo dopo lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per il cambio di tracciato tra Pesaro e Fano. Il caso ha destato profonde polemiche tra l’europarlamentare Matteo Ricci e l’assessore regionale Francesco Baldelli. Ma anche il sindaco Andrea Biancani.
Ora interviene anche la consigliera M5S Marta Ruggeri che rompe con l’idea del Pd legata a Pesaro e Fano. Un chiaro segnale anche politico. «L’arretramento della ferrovia adriatica è un tema che interviene su progetti ferroviari già in itinere, modifiche sulle quali, trattandosi di una linea che va da Bologna a Taranto, va verificata la fattibilità che ad oggi ci vede fortemente critici. Non è pensabile fare ragionamenti localistici, né pensare che l’arretramento si possa fare per un comune e per altri invece no».
Così la consigliera regionale e coordinatrice provinciale del Movimento 5 Stelle, Marta Ruggeri, e il coordinatore regionale Giorgio Fede in merito alla polemica rispuntata agli onori della cronaca sull’arretramento della ferrovia adriatica, in particolare nel tratto che passa per Pesaro.
L’onorevole Fede, che fa parte della Commissione trasporti alla Camera dei deputati nonché del Comitato nazionale M5S per le infrastrutture e la mobilità sostenibile e la consigliera regionale Ruggeri affermano: «Purtroppo imperversa ancora un genere di politica che a noi non piace, basata su annunci che hanno poco o nulla a che fare con la realtà. Mentre altre forze politiche annunciavano la qualunque, quando eravamo al governo è stato il M5S a finanziare una serie di studi di fattibilità su opere infrastrutturali che sarebbero importanti per la nostra regione (ad esempio il ripristino della Fano Urbino onorando la Legge 9 agosto 2017, n. 128 l’allargamento e arretramento dell’A14, la ferrovia Salaria, scoprendo che mentre gli altri parlavano, a volte erano stati responsabili addirittura del blocco delle opere (come nel caso dell’A14), e comunque non avevano prodotto nulla per portarle avanti. Riguardo all’arretramento della ferrovia adriatica – proseguono – va intanto sottolineato che si tratta di interventi strutturali che si valutano in base a compatibilità e coerenza con l’intero sistema logistico nazionale e non per ottenere effetti annuncio a scopo elettorale o ancora peggio interessi comunali. È sufficiente, per far capire la poca accortezza con cui si affrontano questi temi, far sapere ai cittadini che arretrare la ferrovia per i pochi chilometri che interessano la città di Pesaro costerebbe quasi 2 miliardi di euro contro una spesa complessiva di 5 miliardi per il potenziamento dell’intera linea da Bologna a Taranto, per centinaia di chilometri. I 5 miliardi, peraltro già oggetto di revisione, sono soldi trovati dal governo Conte col PNRR, e attualmente pare che questo governo faccia fatica anche a realizzare questo intervento, che è ovviamente fondamentale e riguarda 5 regioni.
L’idea di arretrare la ferrovia e spostare la stazione all’interno peraltro, porterebbe davvero dei benefici? Occorre un’opera che scongiuri il crollo dei passeggeri ed eviti ogni scempio ambientale visto che sono state registrate perdite secche di pendolari, in altre regioni, laddove le stazioni sono state dislocate rispetto al centro cittadino. Ci sono studi specifici su questo. Attenzione quindi ad evitare che, per fare meglio, non si finisca per fare peggio. Andrebbe spostato il traffico dei treni merci e dell’alta velocità in una linea dedicata lasciando l’attuale tratta regionale ferroviaria per un servizio di metropolitana di superficie. Così si eviterebbe di penalizzare l’intero territorio. Altri ragionamenti, richiederebbero una valutazione tecnica approfondita alla quale la politica dovrebbe prudentemente attenersi».