PESARO – È critico il Gruppo Zero, laboratorio di idee, rispetto all’impostazione, e teme conseguenze sulla mobilità regionale. Il tema è molto caldo ed è già stato al centro di polemiche tra la Regione e il Comune di Pesaro. Nell’ambito del potenziamento della linea Adriatica il ministero è pronto a impegnare 1,2 miliardi di euro per l’arretramento della ferrovia Gradara-Pesaro, un’opera che permetterà di ridurre i tempi di percorrenza della tratta di circa 5/7 minuti.
La stazione verrebbe spostata nella zona di via dei Cacciatori ed andrebbe a servire anche una zona industriale potenziando il trasporto su rotaia da parte delle ditte della zona. Per il sindaco Ricci una«opportunità storica», per la Regione un «impatto incompatibile se non si coinvolgonotutti i comuni costieri». Il tema è quello del trasporto merci, tanto che si ipotizza il passaggio di circa 150 treni giornalieri. E proprio su questo nodo interviene il Gruppo Zero che parla di «un intervento estremamente importante per la rete nazionale dei trasporti che si pone l’obiettivo di migliorare il corridoio adriatico che con il Piano TEN-T.
L’obiettivo è di potenziare entro il 2030 il trasporto merci su ferro dall’attuale 11-12% al 30%, riducendo conseguentemente il trasporto su gomma. Impossibile essere in disaccordo con obiettivi di questa natura, ma i problemi nascono nel momento in cui dai buoni propositi si passa alla fase progettuale». I timori del Gruppo Zero vertono su questo punto: «Sul corridoio adriatico, parzialmente da rinnovare, i treni potranno raggiungere la velocità massima di circa 200 km/h. E’ evidente che la linea adriatica risulterà interessata da un incremento esponenziale del traffico merci. Un flusso che risulterà particolarmente impattante per quelle località di mare a vocazione turistica che continueranno ad essere attraversate dalla linea ferroviaria».
Altro tema quello paesaggistico. «Il bypass Gradara-Pesaro, pur allontanandosi dalla linea di costa, comporterà un forte impatto con i suoi viadotti che, oltre a lambire il nuovo ospedale e deturpare Fosso Sejore, imporrà una nuova stazione ferroviaria avente la quota dei binari a circa +10 ml da terra. Un tracciato che una volta realizzato non potrà contemplare l’ulteriore arretramento della linea Pesaro-Fano, se non vanificando il tratto Muraglia-Fosso Sejore e gettando quindi alle ortiche circa 500 milioni di opere compiute. Possiamo permettercelo?».
Di qui l’attacco politico.
«Risultano quanto meno preoccupanti le affermazioni pressapochistiche espresse dal sindaco Matteo Ricci nel corso degli Stati Generali. Come si ritiene possibile conciliare la realizzazione di una nuova stazione ferroviaria per passeggeri, con un polo logistico per la movimentazione delle merci, quando il piano dei binari sarà collocato a circa 10 ml da terra? L’incremento numerico dei treni in transito che, utilizzando i dati ufficiali, ci porta ad asserire che nel 2030 per raggiungere gli obiettivi TEN-T dovranno risultare almeno 120, uno ogni 12 minuti».
Di qui l’interrogativo. «Per quanto appetibile un’opera da 1,2 miliardi di euro per il nostro territorio, è questa la tipologia di approccio da utilizzare? Questa è la ragione per la quale continuiamo a sostenere che il problema non è rappresentato dai buoni propositi, ma dal metodo utilizzato per concretizzarli. Un metodo che da troppo tempo condiziona le scelte più importanti per il nostro territorio (Ospedale, Biodigestore, Mobilità locale, Ambiente,) caratterizzate da scarsa trasparenza condita da eccessivo personalismo, contesto nel quale la superficialità e la presunzione finiscono per produrre effetti devastanti».