PESARO – La scienza, il covid e il futuro. Le nuove generazioni e la parità di genere. L’astrofisica marchigiana Francesca Faedi si racconta anche ora che è diventata “Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana” per la sua opera di divulgazione scientifica nelle scuole e sul territorio. Un riconoscimento tanto prestigioso quanto rocambolesco nella vicenda, come lei spiegherà. «Un titolo ricevuto in via del tutto inusuale, di cui sono molto compiaciuta e orgogliosa», dice la scienziata, da anni impegnata nella ricerca e nelle scuole.
A causa infatti dei rallentamenti provocati dall’emergenza covid, la scienziata ha ricevuto la notizia e ha potuto recuperare il proprio diploma solo a maggio. La raccomandata era infatti datata 5 marzo, ma il cedolino d’avviso non è mai arrivato alla destinataria. Avvisata al numero telefonico del suo compagno, viene a conoscenza del titolo ricevuto nel pieno della quarantena, dopo più di due mesi dal conferimento. Anomala anche la modalità di consegna dell’attestato: la scienziata lo ha ricevuto direttamente nelle proprie mani dal servizio postale del paesino, invece di ritirarlo nella Prefettura di Pesaro Urbino, come da prassi.
«Tutto è iniziato l’11 febbraio 2019 – racconta – dopo aver partecipato alla giornata della Regione Marche dal tema “Donne e scienza“. Ho scoperto allora che quella era la prima volta in cui veniva organizzata un’iniziativa su tale tema e, negativamente stupita, ho scritto un messaggio di 5000 caratteri al presidente Sergio Mattarella, direttamente sul sito della Presidenza della Repubblica, per porre alla sua attenzione tale iniziativa».
Da allora Francesca Faedi ha ricevuto importanti menzioni, non ultimo il Premio Città di Staffolo, lo scorso novembre.
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Prosegue ancora oggi la sua attività nelle scuole: con una borsa lavoro della Regione ha anche collaborato con una start-up innovativa, esperienza interrotta per l’emergenza covid. Proprio in fase di lockdown, l’astrofisica s’è messa a disposizione di insegnanti, studenti e genitori per sostenerli nell’accesso agli strumenti tecnologici necessari per le lezioni online ed ha continuato in forma di webinar gli incontri sull’importanza della scienza e sulle questioni di genere, altro tema che ha a cuore.
Il 30 gennaio scorso inoltre le classi di due scuole, l’Istituto Comprensivo Olivieri di Pesaro e l’Istituto d’Istruzione Superiore Laeng Meucci di Osimo, sono state da lei portate virtualmente a Cambridge. L’astrofisica, andata di persona con una studentessa e un’insegnante del Meucci, ha fatto conoscere loro il premio Nobel alla Fisica 2019 Didier Queloz. «È stato intervistato a partire dalle domande dei ragazzi, su tematiche a loro care quali attenzione al clima e parità di genere, proprio nel giorno della Brexit, a conferma di come la scienza sia capace di costruire ponti, anziché d’alzare muri», afferma Faedi, senza tralasciare una nota amara. «Si tratta però delle uniche scuole marchigiane che siano state ricettive di quest’iniziativa. Ad oggi con difficoltà sto cercando di divulgare quest’intervista, ma ho pochi riscontri. L’attenzione alla scienza richiede ancora tanto lavoro».
Proprio in tempi di pandemia la ricerca necessita di una spinta positiva.
E sul covid dice: «Ha riportato l’attenzione sulla scienza che, negli ultimi anni, aveva subito un attacco frontale. Da quando è esploso il virus invece, abbiamo capito che i dati scientifici sono indispensabili. Dal mio punto di vista la scienza è trasversale. Sarà importante per tutti, servirà guardare allo spazio anche per la futura ripartenza».
Di recente, il 30 maggio scorso, per la prima volta, gli astronauti della navetta Crew Dragon hanno viaggiato su un velivolo privato della SpaceX. L’astrofisica ha commentato quest’evento sottolineando le parole dell’amministratore delegato della Nasa Jim Bridestine: “We are the customer here” (noi qui siamo i clienti, ndr), cioè un cliente di Elon Musk, proprio nello stesso periodo in cui sempre la Nasa ha annunciato l’intenzione di portare un famoso attore, Tom Cruise, sulla Iss (International Space Station), per dar vita al primo film girato in orbita. Non meno importante anche l’invio di oltre 600 satelliti per migliorare la connessione globale, tramite la costellazione satellitare Starlink.
«Lo spazio coinvolge tutti. Il campo è aperto e l’universo è da disegnare. Senza tecnologia e scienza non si andrà da nessuna parte», conclude Faedi.
di Angela Anconetani Lioveri