Pesaro

Fano, preside bersaglio di minacce e insulti su chat e social. Seri: «Servono nuovi protocolli per tutelare i cittadini»

Lo sfogo ha suscitato tanta solidarietà nei riguardi del preside, tra cui quella del sindaco: «Un attacco alla nostra libertà e una minaccia alla difesa della privacy»

Samuele Giombi
Samuele Giombi

FANO – Minacce e calunnie dagli accenti molto forti attraverso il canale Telegram. Questo l’inferno vissuto negli ultimi mesi da parte del dirigente del Liceo Nolfi Apolloni Samuele Giombi, che in un post in un noto gruppo Facebook ha voluto rendere pubblica la situazione kafkiana in cui vive da mesi.

«Mesi fa ho iniziato a ricevere minacce dagli accenti molto forti attraverso il canale Telegram nei confronti miei e dei miei familiari. Ho dovuto chiudere il mio account e ho sporto due denunce. La mia persona e la mia famiglia, per qualche tempo, sono state oggetto di pur discreta protezione. Tuttavia le autorità competenti non hanno ottenuto ancora da Telegram l’accesso ai dati del mittente per la sua identificazione e la procura mi ha quindi informato della temporanea archiviazione».

«Due giorni fa – ha aggiunto nel post pubblicato lunedì – le minacce si sono trasformate in calunnie. Infatti ho ricevuto, questa volta via mail (all’indirizzo del mio ufficio e mio personale), una serie di diffamanti calunnie (da un mittente criptato protonmail, riconducibile al medesimo autore delle precedenti minacce). Ho sporto ancora denuncia, spero con un esito diverso dal passato. Apprendo che oggi la medesima mail calunniosa nei miei confronti è stata inviata ad altri destinatari, dunque con ulteriore aggravio di calunnia ai miei danni.

«Ma è accettabile – ha proseguito il dirigente – che si debbano ricevere minacce o diffamazioni calunniose dietro lo scudo di mittenti impenetrabili senza, che secondo legge, sia possibile impedirlo e individuare gli autori? Ho voluto darne notizia qui perché, al di là del mio specifico caso personale (che comunque ha recato e reca sofferenza a me ed alla mia famiglia), sono anche indignato in generale come cittadino di fronte a simile impotenza della legge o assenza della legge. Questa volta però non intendo accettarlo e andrò fino in fondo in modo rigorosissimo», ha concluso Giombi.

Massimo Seri
Massimo Seri

Lo sfogo ha suscitato tantissima solidarietà nei riguardi del preside tra cui quella del primo cittadino di Fano Massimo Seri: «Il recente episodio che ha visto il preside Giombi bersaglio di minacce e insulti tramite offese su chat e social network ha colpito la nostra comunità. Ad essere grave è che dietro la denuncia di Giombi, le autorità competenti non siano riusciti ad avere accesso ai dati per risalire al mittente per la sua identificazione. Una falla grave nel sistema. Quanto accaduto rappresenta un attacco alla nostra libertà e una minaccia alla difesa della nostra privacy e della nostra identità, così da minare anche i valori di rispetto e civiltà su cui si fonda la nostra società. È una prova tangibile della forza distruttiva che gli strumenti tecnologici possono esercitare quando sono utilizzati come armi di violenza. Allora, è urgente attivare una attività di prevenzione che si declina con azioni che proteggano la nostra comunità da simili attacchi. E’ necessario proporre un programma di sensibilizzazione sulla sicurezza digitale e sul rispetto online nelle scuole».

«Questa nuova educazione deve partire dagli istituti scolastici non solo con l’obiettivo di responsabilizzare i nuovi cittadini ma aprirsi a genitori e insegnanti – ha proseguito il Sindaco – in modo da promuovere una cultura di rispetto e responsabilità nell’uso della tecnologia. La tecnologia appunto dovrebbe essere un mezzo per facilitare la comunicazione e lo scambio di idee, pertanto dobbiamo evitare che diventi un’arma sempre più feroce nelle mani di coloro che cercano di seminare discordia e paura. Dobbiamo lavorare insieme per sviluppare protocolli efficaci e capaci di rispondere prontamente a segnalazioni di abusi e violenze online. In questo senso è incoraggiante il fatto che l’Ue voglia utilizzare anche l’intelligenza artificiale per integrare il suo scudo informatico a protezione delle infrastrutture e dei settori critici dalle minacce. Invito, tutti i cittadini a segnalare eventuali comportamenti sospetti o dannosi e sostenendo le vittime di cyberbullismo. Solo lavorando insieme possiamo creare un ambiente online e offline sicuro e rispettoso per tutti. Il digitale è reale. Le parole possono essere un’arma perché vengono colpite persone in carne e ossa».

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