Pesaro

Urbino, a Palazzo Ducale torna a splendere l’appartamento della Jole: riallestimento con la luce “scenotecnica”

Lavori per 6 milioni di euro grazie al Pnrr: riallestimento e nuovi impianti di piano nobile per restituire una luce rinascimentale

PESARO – Risplende l’appartamento della Jole all’interno di Palazzo Ducale di Urbino.

Nell’ambito degli interventi finanziati tramite PNRR, procedono i lavori di adeguamento, riallestimento e rinnovo impiantistico del piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino sede della Galleria Nazionale delle Marche.

Si sono conclusi gli interventi del primo lotto dei lavori nell’Appartamento della Jole, con spazi riallestiti e rinnovati al Piano Nobile dell’antica e prestigiosa dimora rinascimentale. Gli aspetti museologici vedono impegnati in prima persona il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, insieme a Giovanni Russo, funzionario storico dell’arte della Galleria.

Il finanziamento è doppio: 2.737.600,00 euro il primo, che prevede l’Intervento di miglioramento, adeguamento ed efficientemento energetico per il comfort ambientale degli spazi espositivi della Galleria Nazionale delle Marche con monitoraggio ambientale del Palazzo Ducale di Urbino e di 3.285.780,00 euro il secondo, che prevede l’Intervento di messa a norma dell’impianto elettrico e la realizzazione di un nuovo allestimento illuminotecnico con relativo layout delle opere presso il Palazzo Ducale di Urbino, e confluiscono in un unico progetto di revisione museologica e museografica degli spazi espositivi del museo urbinate.

L’appartamento della Jole

I lavori vengono condotti a lotti definiti, per permettere comunque la fruizione del museo, sia perché l’intero secondo piano – recentemente ampliato e riallestito – resta completamente accessibile, così come il piano terreno e i sotterranei, sia perché lo stesso piano nobile resterà in buona parte fruibile e le principali opere (Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano, Città Ideale, etc.) rimarranno comunque sempre esposte al pubblico.

Il primo lotto dei lavori ha interessato il braccio orientale, comunemente detto Appartamento della Jole, dal nome del personaggio femminile scolpito nello stipite destro del camino della prima elegante sala. Quest’ala del palazzo ingloba delle preesistenze tra le quali, probabilmente, il precedente palazzetto appartenuto ai Montefeltro. La costruzione della grande reggia urbinate, iniziò proprio da questo lato, con l’impiego di maestranze fiorentine alla cui opera si devono eleganti elementi lapidei che nobilitano gli spazi, tra i quali il camino prima citato e le incorniciature delle finestre.

Nel corso dei lavori si è proceduto anche al restauro di questi elementi in pietra, compreso il grande portale di accesso – noto come Porta della Guerra attribuito ad Ambrogio Barocci – che caratterizza l’ingresso dallo scalone, nonché il corrispondente portale interno, opera di Michele di Giovanni da Fiesole.

Il direttore Luigi Gallo

L’allestimento è stato pensato per rispondere ad un doppio registro in cui l’esposizione delle opere dialoga con lo spazio architettonico; attraverso un principio di analogia alcuni allestimenti suggeriscono un carattere domestico delle sale; in altri casi ponendo le opere al centro della sala o distaccandole dal perimetro murario ne rendono evidente la parte retrostante, accentuando un carattere di teatralità dello spazio e al contempo rendendo possibile un più semplice accesso all’opera ai fini delle operazioni di manutenzione e restauro, nonché di studio.

Due aspetti del nuovo sistema impiantistico risultano particolarmente evidenti: il nuovo sistema di illuminazione delle opere e dello spazio architettonico progettato ed eseguito dai lightdesigners Iskra & Giuseppe Mestrangelo di Lightstudio i quali hanno pensato a una composizione luminosa che assecondi funzionalità e “scenotecnica” in equilibrio con la visione d’insieme tra opere e architettura, dove una “luce rinascimentale”, tra composizione museografica e citazioni luminose di anfratti, si fonderà al disegno sobrio ed essenziale dell’ “architettura luminescente”, così voluta da Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. In questo senso si sono evitati accenti luminosi “drammatici” sulle opere e lungo tutto il percorso museale, al fine di ottenere una luce quasi “naturale”, propria del luogo, del tempo e della sua memoria percettiva. Talvolta la scenotecnica porta i fasci luminosi a disegnare con accenti e delicate ambre, la luce naturale, che a volte si insinua in un anfratto, verso l’angolo di una porta o sul lato di un camino, motivando una improvvisa “suggestione” per il visitatore.

Un capillare sistema di controllo microclimatico, inoltre, attraverso una apposita sensoristica installata nelle sale permetterà di controllarne il microclima (temperatura, umidità, velocità dell’arai e polveri sottili) permettendo un puntuale monitoraggio dei parametri conservativi delle opere, mentre un sistema domotizzato attiverà le sedute scaldanti che aumenteranno il comfort dei fruitori durante la visita.

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