VALLEFOGLIA – Metalmeccanici in sciopero, quasi in 200 davanti al cancello della Rivacold.
I sindacalisti della provincia di Pesaro e Urbino si sono riuniti questa mattina (13 gennaio) davanti all’azienda Rivacold di Vallefoglia per uno sciopero nazionale di otto ore. Si tratta di uno dei tanti presidi sparsi per l’Italia indetti oggi dalle associazioni sindacaliste Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil dopo la rottura delle trattative con Federmeccanica – Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.
A presentarsi davanti al cancello per scioperare tra i 150 e i 200 lavoratori. Muniti di striscioni e con le bandiere dei sindacati alzate si sono posizionati davanti al cancello di ingresso dell’azienda.
«Tra le varie rivendicazioni del contratto nazionale c’è anche una parte legata alla contrattazione di secondo livello. La Rivacold è un’azienda che storicamente non si è mai aperta a questa possibilità. Non c’è un premio di risultato nonostante macini utili e fatturato – ha spiegato al Ducato Giuliano di Fiore della Fiom Cgil Pesaro Urbino –. È anche una delle poche aziende a livello locale a non essere interessata ad ammortizzatori sociali».
I contratti ai lavoratori nell’azienda di Vallefoglia sono rimasti nel tempo basilari senza raggiungere mai un tipo di contrattazione di secondo livello. La ragione principale che ha portato allo sciopero nazionale è il tentativo di rinnovare il contratto collettivo nazionale di lavoro.
A novembre infatti il tavolo di trattative si è rotto dopo che Federmeccanica, sindacato delle aziende di Confindustria, non ha rinnovato il contratto. I motivi che hanno portato a questa spaccatura risiedono nella richiesta di Fiom, Cisl e Uil di un aumento di stipendio e di una riduzione dell’orario di lavoro.
«Al momento i dipendenti lavorano 40 ore settimanali, noi chiediamo di passare a 35 ore in modo da allinearci con la media europea – spiega il segretario generale della Fiom Cgil Pesaro e Urbino Marco Pazzaglini –. Inoltre sul Pesarese la contrattazione di secondo livello è una cosa molto rara e avviene in pochissime aziende. Rivacold è fra le tante che decidono di non ridistribuire la ricchezza generata all’interno della ditta stessa».