Pesaro

Aumenta il costo di C02 e nei supermercati scarseggia l’acqua gassata: «Costo delle cisterne passato da 3 a 21 mila euro»

Non solo l’Italia, ma anche tutta l’Europa sta patendo la penuria di anidride carbonica, dovuta ai rincari nel settore energetico. La consulente ambientale pesarese Elena D'Acquanno analizza la situazione

PESARO – L’anidride carbonica costa di più e l’acqua frizzante sembra scarseggiare nei supermercati.

La consulente ambientale pesarese Elena D’Acquanno evidenzia la situazione: «Un mese fa i grandi produttori di acqua minerale iniziavano a lamentare l’aumento del prezzo dell’anidride carbonica, prospettando una carenza di bollicine e bevande gassate. Tra i primi a lanciare l’allarme, Alberto Bertone, amministratore delegato di acqua Sant’Anna, azienda leader nel settore. Quel momento, purtroppo, è arrivato e sembra destinato a durare più del previsto, infatti sia nelle grandi catene che nei piccoli market iniziano a scarseggiare le bottiglie di acqua frizzante. La causa di tale fenomeno va ricercata nella scarsa disponibilità di CO2 necessaria per produrre tali prodotti; il costo delle cisterne è passato da 3mila a 21mila euro e con grossi ritardi nelle consegne. Per questo motivo le aziende non riusciranno a garantire la fornitura di acqua frizzante per tutto il mese di agosto e, forse, anche a settembre». 

Non solo l’Italia, ma anche tutta l’Europa sta patendo la penuria di CO2, dovuta ai rincari nel settore energetico; questo ha avuto impatti negativi sulla produzione e di conseguenza è più difficile reperire il gas.

D’Acquanno evidenzia: «L’anidride carbonica viene utilizzata in numerosi campi: nel settore alimentare, non solo per produrre acqua e bevande gassate, ma anche per la conservazione e la refrigerazione dei cibi. In campo agricolo, invece, il prodotto trova largo impiego nelle serre per favorire la crescita di alcune piante. Infine, risulta un elemento fondamentale in ambito sanitario per la sterilizzazione della strumentazione medica e degli ambienti diagnostici. Tra i vari settori che sfruttano la CO2 per gli scopi più disparati, le aziende produttrici hanno deciso, comprensibilmente, di dare priorità a quello sanitario e agricolo. Andando a scavare ancora più in fondo, alle radici del problema, scopriamo che la Russia è uno dei maggiori fornitori di anidride carbonica. In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, con le sanzioni imposte dall’Unione europea, le esportazioni del prodotto sono diminuite del 40% rispetto al mese di marzo. Questo periodo appare, dunque, fortemente incerto a causa dell’aumento del costo delle materie energetiche e della mancanza di prodotti di uso comune».