PESARO – Aumentano i costi dei generi alimentari, famiglie meno abbienti in difficoltà. E’ l’allarme che lancia Federconsumatori Pesaro.
Si registrano ulteriori segnali di miglioramento sul fronte dei prezzi: il tasso di inflazione a febbraio si attesta al +9,2% su base annua, +0,3% su base mensile.
Un rallentamento della crescita dei prezzi determinato dalla frenata dei costi energetici (i regolamentati passano da -12% a -16,7%, i non regolamentati dal +59,3% al +40,8%), ma sostenuto dall’accelerazione sul fronte dei beni alimentari (i lavorati salgono al +16,2% e i non lavorati al +8,4%).
«Proprio quest’ultimo dato relativo alla crescita dei prezzi nel settore alimentare desta particolare preoccupazione e avvalora il nostro appello a non cedere a facili ottimismi: con l’inflazione a questo livello, le ricadute calcolate dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori per ogni famiglia sono di 2.741,60 euro annui.
Non bisogna dimenticare, però, che tali aumenti pesano in misura maggiore proprio sulle spalle delle famiglie meno abbienti, aumentando così le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese. Per questo bisogna non abbassare l’attenzione su questo tema: il Governo è chiamato ad avviare serie politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie».
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori crescono di giorno in giorno le rinunce a cui sono costrette le famiglie: riduzione dei consumi di carne e pesce pari al -16,9% (settori in cui si nota anche uno spostamento verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); riduzione del consumo di frutta e verdura (che riguarda il 12,9% dei cittadini); ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 47% dei cittadini); crescita degli acquisti presso i discount (+11%);
«A queste difficoltà e a queste rinunce è giunto il momento di dare risposta, con interventi mirati al sostegno dei redditi e del potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa».