Pesaro

Aumento della Tari, i sindaci del Pesarese dicono sì. Cgil e Cisl: «Assolutamente fuori luogo»

Per i sindacati una decisione che sembra non tener conto del «contesto, dove la contrazione dei redditi è forte per famiglie e imprese»

PESARO URBINO – Una sorpresa arriva dall’ultima riunione dell’ATA, Assemblea Territoriale d’Ambito rifiuti, dove i sindaci hanno approvato un aumento della Tari pari al 2.5%.

A rivelarlo sono Cgil e Cisl che ritengono che tale decisione, «ancorché supportata da una deliberazione Arera, sia una decisione assolutamente fuori luogo nei tempi e nel merito. Chiediamo invece ai sindaci di impegnarsi per predisporre un nuovo piano provinciale dei rifiuti che riduca i costi di gestione del ciclo rifiuti adeguando la raccolta dei rifiuti ai moderni standard di sostenibilità ambientale.

In un contesto così complesso come quello che stiamo vivendo dove molti lavoratori e pensionati hanno visto compresso il proprio reddito se non addirittura azzerato nel caso di lavoratori precari, dove molte aziende, in particolare del settore turistico recettivo, hanno visto crollare il proprio fatturato, pensare di aumentare la TARI ci sembra assolutamente fuori luogo – rilevano i segretari Maurizio Andreolini della Cisl e Roberto Rossini della Cgil -. Pensiamo anche a tutti i pensionati che vivono con una pensione minima di circa 500 euro e vedono ridurre il potere di acquisto della loro pensione anche per l’aumento costante delle tariffe.

Questa decisione sembra ancor più incomprensibile visto che nello stesso tempo le aziende partecipate od interamente pubbliche che gestiscono il ciclo dei rifiuti, creano utili milionari».

I sindacati sottolinea che nella stessa delibera inoltre viene considerato l’aumento del 1,7% di inflazione programmata, «quando sappiamo bene che tra gli effetti della pandemia c’è stata una contrazione dei consumi ed un azzeramento dell’inflazione tanto che parliamo di “deflazione”.

Ora non vorremmo che nel meccanismo di costruzione della Tari si sia anche inserito come costo fisso l’utile di impresa consolidato che, considerato l’innegabile aumento dei costi della raccolta a causa del COVID, senza un aumento della tariffa si sarebbe ridotto rispetto ai periodi anti COVID. Ci risulta che addirittura un rappresentante di un comune abbia protestato perché avrebbe voluto un aumento del 5%.

È paradossale che le amministrazioni comunali, piuttosto che mettere in atto tutto il possibile per giungere al più presto all’applicazione di una “tariffa puntuale” che vada nella direzione di ripartire la tassazione in forma proporzionale all’effettiva produzione dei rifiuti, dimostrino invece una “insolita solerzia” nell’incrementare la TARI al solo fine di recuperare quelle risorse che nel 2020 per la crisi pandemica non sono entrate nelle casse dei singoli comuni.

CGIL e CISL chiedono dunque ai sindaci di rivedere la decisione assunta affinché questi aumenti non siamo efficaci».