TERRE ROVERESCHE – Due pesi e due misure. È questa l’accusa che viene mossa al presidente della Provincia Giuseppe Paolini in merito all’atteggiamento adottato sulla questione biodigestore di Barchi e su quella, recentissima, dell’agrivoltaico tra Fano e Cartoceto. A sollevare la questione, i sindaci di Terre Roveresche, Antonio Sebastianelli, di Mondavio, Mirco Zenobi di Fratte Rosa, e Alessandro Avaltroni: «La netta sensazione è che per il presidente della Provincia ci siano figli e figliastri. Che non tutti i comuni, e di conseguenza i rispettivi cittadini, abbiano la stessa importanza e credibilità e che rilevano due pesi e due misure adottati sulla questione biodigestore di Barchi e quella dell’agrivoltaico che riguarda Fano e Cartoceto».
«Questi due ultimi comuni – argomentano i tre primi cittadini – stanno dicendo “no” all’impianto di produzione energetica e il presidente Paolini si è precipitato in loro soccorso, convocando addirittura un vertice negli uffici di via Gramsci ed esprimendo forte preoccupazione per quanto si dovrebbe realizzare, che “deturperebbe il territorio e distruggerebbe le sue bellezze, creando ulteriori disagi ai cittadini di una’area già provata da altre situazioni”. Lo stesso presidente ha aggiunto che ci sono siti e luoghi più idonei per tali impianti. Benissimo, condivisibile».
«Peccato, però – incalzano i sindaci – che alcuni chilometri più all’interno ci siano altri tre comuni, Terre Roveresche, Mondavio e Fratte Rosa, che da due anni, con atti ufficiali, stanno combattendo contro il progetto del biodigestore da 50mila tonnellate che un’azienda privata vorrebbe costruire a Barchi e la Provincia non solo non è scesa in campo al fianco di queste tre comunità, ma al termine di una conferenza di servizi durata oltre un anno e articolatasi in 4 riunioni durante le quali Terre Roveresche, Mondavio e Fratte Rosa hanno presentato pile di osservazioni che hanno messo in luce tutte le enormi criticità di quel progetto, ha addirittura rilasciato l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto. Tant’è che per scongiurare la realizzazione di un simile scempio, adesso siamo costretti a spendere denaro pubblico per il ricorso al Tar e altrettanto stanno facendo di tasca loro i cittadini attraverso il comitato ‘A difesa del territorio’».
Sebastianelli, Zenobi e Avaltroni aggiungono: «Ci sono siti più adatti per fare l’agrivoltaico? Figuriamoci per un biodigestore che dovrebbe raccogliere tutti i rifiuti organici della provincia o quasi, che per logica e per legge andrebbe costruito in una zona industriale servita da un’adeguata viabilità e dotata di una rete del metano. E, invece, l’attenta Provincia, che ora scende in campo con Fano e Cartoceto, ha dato l’ok per una zona agricola a Barchi, con strade vergognose gestite dalla stessa Provincia, senza una linea del gas e su un terreno in frana. Le uniche ricchezze che abbiamo sono l’aria pulita, la bellezza del paesaggio e le eccellenze agroalimentari e rischiamo che siano compromesse anche queste».