Pesaro

Calcio, Vis Pesaro e Fano non credono ad un ritorno in campo

In vista dell'assemblea della Lega Pro in programma per il 7 maggio al coro della non ripresa del campionato si aggiungono anche i medici delle società

L’obiettivo del presidente di Lega Ghirelli è quello di chiudere il campionato di Serie C. Il nodo da sciogliere sarà quello poi legato alle promozioni in Serie B, visto che le uniche a premere per una ripartenza almeno per un playoff sono le squadre che, prima della pausa forzata causa Coronavirus, si trovavano in zone alte della classifica e con possibilità di una promozione nella seconda serie italiana. In una delle prime proposte si è parlato di garantire alle tre capoliste dei tre gironi, Monza, Vicenza e Reggina, la diretta promozione in Serie B, mentre per indicare una quarta promossa si sarebbe dovuto ricorrere ad un sorteggio fra le partecipanti ai playoff, una idea, quest’ultima, che non è però affatto piaciuta.

In merito ad un ritorno in campo in linea generale da parte del calcio non solo inteso come Serie C, ha parlato il direttore sportivo della Vis Pesaro Claudio Crespini, sottolineando come per sua opinione è al momento “impensabile poter ritornare a giocare in queste condizioni, ma soprattutto con l’attuale protocollo sanitario sarà difficile addirittura per i club di Serie A pensare di poter riprendere nell’immediato a giocare”. Ormai è chiaro che tutti vogliono poter ricominciare solamente quando ci sarà una situazione chiara e precisa di sicurezza sociale.

Sul tema della chiusura del campionato di Serie C c’è quasi unanimità in tutta la Lega Pro, una unanimità alla quale si è aggiunta la voce dei 60 medici delle società che sono stati compatti tra loro nel ribadire l’inapplicabilità dei protocolli sanitari. Per l’Alma Juventus Fano ha partecipato in diretta streaming il responsabile sanitario dott. Augusto Sanchioni, il quale ha riportato le conclusioni alle quali sono pervenuti tutti i soggetti presenti alla riunione. “Al momento attuale non ci sono i presupposti scientifici, tecnici ed economici per garantire una ripresa delle attività di gruppo a rischio 0 di contagio – ha detto – con gli attuali protocolli proposti dalla FIGC, i medici sociali non possono garantire impegno, presenza ed esecuzione di corretta sorveglianza come richiesto dai suddetti, nel rispetto delle nostre occupazioni professionali ed anche per una situazione territoriale frammentaria dove non si capisce bene chi possa effettuare tamponi, test sierologici, visite specialistiche e quant’altro serva per ottemperare alle indicazioni FIGC”.