Pesaro

Capitale Europea Cultura 2033, Carloni: «Superbia pesarese, Norcia ha un progetto appenninico»

Il leghista Mirco Carloni attacca la consigliera Vitri. «Non è informata. Dopo due presidenti del nord delle Marche non vorremmo un terzo disastro»

L'assessore regionale Carloni al Salone del Mobile di Milano

PESARO – Capitale Europea della Cultura, la polemica sul sostegno della Regione continua.

A parlare è il deputato Lega Mirco Carloni. «Le polemiche artificiose, assurde e propagandistiche costruite ad arte dalla collega consigliera Vitri del partito democratico, dimostrano ancora una volta di quanta miopia politica e non conoscenza dei problemi guidino le prese di posizione dei politici di Pesaro, abituati come sono a valutare le questioni nel loro unico interesse di parte e locale.
La consigliera dovrebbe sapere come in realtà la candidatura di Norcia 2033 altro non è che la candidatura di ben 138 realtà comunali, per i due terzi situate nel territorio marchigiano, che attraverso lo strumento della candidatura a capitale europea della cultura stanno da tempo costruendo un progetto di rilancio e di valorizzazione del territorio, pesantemente colpito nel 2016 – 2017 da un violento terremoto che provocò oltre 300 vittime e distrusse l’intero tessuto economico e sociale».

Carloni precisa: «Inoltre, la consigliera Vitri dovrebbe sapere che la valutazione dei progetti di candidatura si basa sulla proposta di una città capofila e di un territorio circostante. Il progetto che si sta costruendo e che vede come direttore artistico Maurizio Cecconi, direttore di Ermitage Italia e noto per essere stato assessore alla cultura del Comune di Venezia oltre che operatore culturale di primissimo livello nazionale, sarà incardinato sulla “ Civitas appenninica”, che comprende il cratere delle quattro regioni, e che coinvolgerà anche presidi culturali del territorio in una rete di valore strategico internazionale all’interno del quale saranno inseriti sia Urbino che Pesaro, al pari di altri centri di assoluto rilievo nazionale e internazionale di Marche, Umbria, Abruzzo e alto Lazio».

Poi l’affondo sui presidenti di Regione Pesaresi. «Ricordo, non per fare polemiche, ma sono dati storici che parlano, che ogni qualvolta la presidenza della regione è toccata ad un pesarese (Giampaoli 1990-1993 e Ceriscioli 2015-2020) si è conclusa con risultati a dir poco disastrosi se non imbarazzanti perché la superbia del proprio egocentrismo politico porta inevitabilmente a non guardare oltre il Metauro ed a vivere di proprie assolute certezze dispensando valutazioni e giudizi che denotano una assoluta mancanza di conoscenze delle Marche. Non vorremmo che dopo due insuccessi se ne registrasse un terzo, ripeto dal Metauro in giù fino al Tronto c’è una regione che pulsa diversamente e con orgoglio rispetto all’egocentrismo e alla superbia pesarese».

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