FANO – Dopo il clamore suscitato dal racconto di un ex bagnino di terra in merito alla sua esperienza nelle sette stagioni estive, il protagonista ha voluto aggiustare il tiro o meglio ampliare il discorso per quello che riguarda la sua esperienza: una volontà che nasce da centinaia di commenti sui social che hanno innescato il suo racconto.
Da parte sua la volontà di chiarire il suo punto di vista in merito al lavoro stagionale e soprattutto sottolineare un aspetto quasi completamente ignorato dalla maggior parte dei lettori: «Tutti si sono focalizzati o sui giovani di oggi che non sono più disposti al sacrificio o su datori di lavoro senza scrupoli che si approfitterebbero sottopagandoli. In primis ci terrei a sottolineare un aspetto: nonostante la mia esperienza lavorativa – da un punto di vista salariale o contrattuale tutt’altro che strabiliante – vorrei sottolineare che per me, la stagione estiva, che sia come bagnino, cameriere o barista… è stata un’esperienza di crescita importantissima, una palestra di vita che non solo rifarei, ma che caldeggio ai più giovani: un modo per crescere ed iniziare ad avere una primissima indipendenza economica».
Ma a spingere l’ex lavoratore stagionale a tornare sull’argomento è un altro aspetto che sarebbe uno stigma italiano, a suo dire, estremamente diffuso, quello che lui definisce «la cultura, l’esaltazione del furbo».
«La premessa è la stessa dell’altro giorno: questa è stata la mia personale esperienza… non dico che tutti i bagnini abbiano avuto in questi anni lo stesso mio trattamento. La cosa che non mi è andata giù, è che molti commenti erano focalizzati su quanto ammontasse la paga oraria: c’è chi diceva che il corrispettivo non fosse neanche male, chi invece lo paragonava ad una forma light di schiavismo… nessuno che si sia chiesto cosa significasse “contratto fantasioso”: un modo bieco come ce ne sono tanti per non pagare le tasse, Tfr e contributi vari… Il fatto che nessuno abbia detto nulla al riguardo mi avvilisce e, secondo me, è sintomatico di un grave problema del mio Paese: la tolleranza verso il lavoro nero o al massimo grigio, la cultura del “furbo” e l’accettazione di mezzucci per aggirare le leggi… di base, credo che la maggior parte non abbia detto niente perché è un modo di fare abbondantemente accettato. Finché non capiremo che colui che evade sta fondamentalmente mettendo le mani nelle tasche di ognuno di noi, non potremo progredire come paese e come società. Sa perché nessuno ci ha fatto caso…? Perché fare i furbi è una pratica oramai ben accettata da tutti…questo è inaccettabile, molto più delle altre discussioni che spesso rischiano di essere banalizzate in un gioco di favorevoli o contrari».