PESARO URBINO – Un anno di cronaca in provincia di Pesaro e Urbino. L’ultimo caso eclatante è l’omicidio di Natale di Gradara. Vito Cangini, 80 anni, pensionato, è reo confesso di aver ucciso a coltellate la moglie di 61 anni. Secondo lui la donna lo tradiva, ma a far scattare la furia omicida sarebbe stato il rifiuto di lei a consumare un rapporto. Ne è nata la colluttazione durante la quale Cangini ha colpito con almeno sette coltellate la moglie. Poi il giorno di Santo Stefano ha girovagato in paese facendo il giro di alcuni bar fino a ubriacarsi. Ma la donna doveva presentarsi al ristorante dove lavora come cameriera. Così i titolari del locale hanno dato l’allarme e quando i carabinieri si sono presentati a casa l’uomo ha ammesso il delitto. La donna era in camera, priva di vita. Ed è stato ritrovato il coltello.
Un femminicidio che ricorda quello di un anno fa a Novilara, quello di Simona Porceddu 41enne da parte del compagno Chouaje Mourad 44 anni marocchino. Un Omicidio-suicidio nella piccola frazione di Pesaro, in strada S. Egidio. Un 44enne marocchino, già noto alla giustizia, aveva ucciso la moglie di 41 anni, di origini sarde, poco prima delle 13. Poi si era gettato dalle mura del paese. Era uscito dal carcere pochi giorni prima, dove era finito proprio dopo una lite violenta con la donna.
Il delitto di Natale ricorda quello di tre anni fa, l’Omicidio Bruzzese, avvenuto il 25 dicembre 2018. A ottobre la svolta. I carabinieri del Ros hanno eseguito quattro provvedimenti di fermo emessi dalle Dda di Ancona e Reggio Calabria.
Destinatari dei provvedimenti sono 4 soggetti indiziati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, omicidio e detenzione illegale di armi, reati questi ultimi aggravati dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso, ‘ndrangheta.
Il caso riguarda l’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, avvenuto a Pesaro il giorno di natale del 2018. Una “vendetta trasversale” della cosca di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro.
Sempre in tema di omicidio a giugno la conferma dei due ergastoli anche in appello per l’omicidio Grilli di San Lorenzo in Campo. La corte d’assise d’appello di Ancona ha confermato le pene del primo grado per i quattro imputati nel processo per la morte di Sesto Grilli, il 74enne di San Lorenzo in Campo, trovato morto in casa, legato con nastro adesivo e con un cuscino sul volto il 17 marzo 2019.
Dante Lanza (35 anni) e Franco Deluca (41 anni) sono stati condannati alla pena dell’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa della vittima. Massimiliano Caiazza (29 anni) e Nino Deluca (30 anni) sono stati condannati a 14 anni per l’omicidio più 2 anni per la tentata rapina per un totale di 16 anni.
Per loro il reato era stato riqualificato nel concorso anomalo, ovvero quando il reato è diverso da quello voluto dai concorrenti. Sono cadute le aggravanti delle sevizie, della crudeltà e dei futili motivi.
Svolta giudiziaria anche per l’omicidio di Ismaele Lulli. Il pm ha chiesto 6 anni e 8 mesi, nel processo con rito abbreviato che vede imputata Ambera Saliji, ex fidanzata di Igli Meta, uno dei due ragazzi – l’altro è Mario Mema – condannati per l’omicidio di Ismaele Lulli, ucciso a luglio 2015.
Saliji fu sentita in un primo momento solo come testimone, è stata poi imputata in concorso anomalo in omicidio colposo a fine 2020, per volere del Gip. Per l’accusa, Saliji ebbe un ruolo cruciale nell’omicidio di Lulli, con il quale aveva avuto una relazione, attirando il ragazzo con un sms nel luogo dove ha poi trovato i suoi assassini.
A fine giugno 2019 erano stati confermati gli ergastoli per Igli Meta e Marjo Mema, 23enni albanesi, autori dell’omicidio di Ismaele, sgozzato nel luglio del 2015 a San Martino in Selvanera.
Quanto alla droga, a gennaio il sequestro di 14 kg di cocaina in un traffico che coinvolge il Belgio e le province di Pesaro e Rimini. Un’indagine internazionale che tocca anche la mala albanese e l’approvvigionamento in Colombia. Due gli arresti. A Fano, nel doppiofondo di una comunissima utilitaria, è stato ritrovato dai carabinieri di Pesaro dentro il garage dell’abitazione dei genitori erano occultati 14 Kg di cocaina, giunta in Italia nel mese di dicembre, rinvenuti anche grazie al supporto assicurato dalle unità cinofile dell’Arma.
Uno dei casi che ha avuto ribalta nazionale è stato quello del pestaggio di Fano. Il fatto era accaduto nei pressi della Rocca Malatestiana di Fano i primi di maggio. Secondo quanto ricostruito Simone Pasquino e Luigi Lupini, oggi maggiorenni, sono stati avvicinati da alcuni ragazzi che li hanno presi in giro prima per il ciuffo bianco, poi per lo smalto nero sulle unghie di Luigi. Addirittura con un accendino volevano dargli fuoco per toglierlo. Poi gli hanno strappato le collane. L’amico Simone è intervenuto per cercare di fermarli. Gli hanno sferrato un pugno in faccia, poi calci in bocca, alla schiena, al braccio, ovunque tanto da rompergli il naso (30 giorni di prognosi).
Le indagini hanno portato a rintracciare e identificare gli 8 giovani. Gli agenti del Commissariato di Fano, il 24 giugno, avevano eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti giovani, che facevano parte del gruppo.
Tra loro un moldavo, noto alle forze dell’ordine e ritenuto il leader del gruppo ha scelto il dibattimento davanti al collegio di Pesaro. Poi R.B., 19 anni, già ospite di una comunità educativa della zona è stato condannato a 2 anni e 8 mesi. A.A. marocchino di 20 anni residente a San Costanzo era accusato di una rapina in concorso con R.B. avvenuta poco prima nei confronti di due ragazzi che erano in macchina. Non del pestaggio. Gli avevano preso il telefono e un bracciale. È stato condannato a 1 anno e 8 mesi. C’erano anche quattro minorenni, ritenuti responsabili di rapina aggravata e continuata.
Altro caso eclatante quello del giovane studente fanese che ha messo in piedi una protesta da giorni contro l’obbligo di indossare la mascherina e che aveva già costretto i docenti ad allontanarlo dall’aula e dai suoi compagni. Il giovane fanese si era incatenato a un banco facendo partire due ore di estenuanti trattative dove l’oggetto del contendere era sempre la sua pretesa di restare in classe senza indossare i necessari dispositivi di protezione. È stato portato e trattenuto dai sanitari del 118 a Psichiatria dove gli era stato fatto un Tso.