PESARO – Centro diurno Il Gabbiano, polemica al vetriolo.
Il sindaco Andrea Biancani e l’assessore alle Politiche sociali Luca Pandolfi replicano alle dichiarazioni della direzione generale di Ast che nei giorni scorsi ha inviato una nota in cui ufficializzava – a mezzo stampa – che “l’unica soluzione prospettata dal Comune”, un immobile di strada In Sala a Villa Fastiggi, “non ha i requisiti minimi di autorizzazione” per accogliere il centro diurno Il Gabbiano, oggi ospitato all’interno dell’ex Manicomio, in un’area attigua a quella in cui il Comune sta realizzando la riqualificazione dell’edificio “ad L, annesso all’ex lavanderia”. Per realizzare i lavori, Comune, Regione e Ast avevano siglato, a dicembre 2023, un atto notarile di convenzione e vendita che prevedeva lo spostamento del Gabbiano (che insiste nell’area di cantiere) entro il 31 gennaio 2025.
«Le affermazioni di Ast sono ridicole, false e gravi; confermano la deriva della sanità da parte della Regione e dell’incapacità di gestirla. La Regione Marche e l’Azienda sanitaria – dicono Biancani e Pandolfi – le uniche ad aver competenza in materia, hanno avuto più di un anno di tempo per trovare una nuova collocazione per il centro diurno Il Gabbiano, di loro gestione. Una volta scaduto il termine previsto dagli atti sottoscritti, e non essendo state in grado di trovare una soluzione, Regione e Ast non hanno trovato di meglio che scaricare le proprie colpe e “non scelte” sul Comune con la scusa di un mancato appuntamento. Siamo al ridicolo».
«Le dichiarazioni false da parte della direzione generale di Ast – continuano Biancani e Pandolfi – confermano la deriva nella gestione della sanità. Oggi chi dovrebbe ricoprire un ruolo tecnico-gestionale in tema di sanità, è invece impegnato a coprire le mancanze della Regione che “non prende” le decisioni in materie delicatissime, come quelle della salute mentale e della disabilità, con ripercussioni molto pesanti sulle famiglie». Sul tema specifico del Gabbiano, sindaco e assessore puntualizzano «che è l’Ast ad averne competenza e titolarità. Doveva lei, nessun altro, trovare una soluzione alternativa per il centro diurno. Come da atti formali stipulati con il Comune (a cui abbiamo fatto riferimento nei solleciti che abbiamo fatto in questi ultimi mesi e giorni). L’Azienda sapeva che era obbligata a farlo entro il 31 gennaio 2025». Ma non solo, «È ben noto a chi dirige l’azienda ed i servizi, che anche se non ci fossero stati i lavori di riqualificazione del San Benedetto, la struttura del Gabbiano avrebbe dovuto spostarsi da dove si trova oggi perché non autorizzabile secondo la normativa regionale. Il destino obbligato della stessa era lo spostamento in struttura idonea, secondo una normativa stabilita dalla Regione stessa».
«La grave mancanza di programmazione ed incapacità gestionale della sanità territoriale – evidenziano sindaco e assessore – si ripercuote continuamente e inesorabilmente sui servizi ai cittadini creando immenso disagio a famiglie e ragazzi che devono gestire già situazioni difficili, in questo caso quelle del Gabbiano che conosciamo bene, con le quali ci confrontiamo da sempre e con cui realizziamo diversi progetti del Comune. Questo per attuare la nostra cultura del confronto e dell’attenzione nei confronti dei cittadini e delle famiglie; cultura totalmente assente in Ast».
Sindaco e assessore ricordano che, «abbiamo fatto di tutto, in questi mesi, per trovare gli spazi adeguati per accogliere i servizi per la salute mentale che Ast e Regione stanno allontanando dalla città per i lavori all’ospedale di Muraglia, per fare realizzare a Pesaro l’attesissimo Centro per l’Autismo su cui la Regione continua a latitare, per trovare nuovi spazi per il Gabbiano prima dei lavori al San Benedetto. Per tutti questi casi abbiamo presentato diverse proposte (mai accolte) mettendo a disposizione soluzioni ed edifici, nonostante non fossero del Comune né le competenze, né le responsabilità. Anche qui, è mancata la cosa che più ci sta a cuore: il coinvolgimento delle famiglie tenute fino all’ultimo all’oscuro delle informazioni. In questi mesi è stato sempre e solo il Comune a tenere i contatti con gli utenti coinvolti dagli spostamenti; abbiamo cercato di fare da tramite tra gli stessi e la Regione che per loro è sempre stata irreperibile, completamente assente dal territorio». E con la riforma della sanità regionale, «la nostra provincia sta soffrendo, più delle altre, un passaggio delicato ma importante, che riguarda la sanità ospedaliera ma anche quella territoriale. Dall’inizio dell’iter della riforma si sono succeduti 4 direttori generali, ciascuno ha lasciato l’incarico dopo pochi mesi, a riprova della difficoltà della gestione dell’Azienda e della totale assenza di visione della politica regionale».