PESARO – Per i sindacati quella del sindaco di Pesaro Matteo ricci è una «posizione populista». L’argomento è lo smart working dei dipendenti comunali, tanto che il sindaco chiede il rientro in presenza perchè è calata la produttività.
«Lo smart working non è stato voluto dai dipendenti di Pesaro né dalle organizzazione sindacali – spiegano Vania Sciumbata Fp Cgil, Francesco Todaro Fp Cgil e Maria Grazia Tiritiello Uil Fpl – ma dai governi che si sono succeduti, in considerazione di una gravissima pandemia (da molti, se ricordiamo bene, all’inizio sottovalutata) che hanno reso necessaria questa forma di lavoro. Buona parte del personale dipendente del comune di Pesaro comunque ha sempre lavorato in presenza: vigili, maestre, educatrici, operai, addetti allo stato civile. Non risultano esserci stati cali di produttività nei settori comunali ed anzi, a fronte di aumento dei carichi di lavoro, seppur senza rinforzi in termini di personale, le prestazioni sono state garantite quindi non capiamo bene a quale presunto calo della produttività si riferisca il sindaco».
Per le sigle «la pubblica amministrazione, dopo vent’anni di tagli, ha bisogno di investimenti in termini di personale, tecnologia e formazione: pensare che sia lo smart working la possibile causa di disagi, peraltro non dimostrati, è quantomeno semplicistico; a prescindere da quello che pensa il sindaco Ricci, nel prossimo contratto verrà definito, in percentuale naturalmente minore ed in forma organizzata diversa, questo istituto anche per il prossimo futuro.
Sarebbe da chiedersi semmai perché in un anno e mezzo di pandemia, l’amministrazione comunale pesarese non abbia provveduto comunque ad adeguare le proprie modalità di lavoro e le risorse per far fronte, in maniera più efficace, allo svolgimento dell’attività in “agile”. Quando si fa riferimento a presunte situazioni privilegiate ed indifendibili dobbiamo ricordare che parliamo di personale che guadagna in media 1200 euro al mese, non si è mai sottratto alle proprie responsabilità e svolge attività necessarie in un Paese civile (i servizi pubblici sono “per tutti” e lo saranno fintanto che resteranno “pubblici”).
Abbiamo chiesto un confronto per mantenere un percorso condiviso già avviato con il protocollo sicurezza e il primo accordo sullo smart emergenziale. Peccato che il sindaco non essendo mai stato presente agli incontri con le parti sociali, neppure nei momenti più critici dell’inizio della pandemia, forse non sa che siamo sempre stati disponibili a discussioni costruttive funzionali a garantire sicurezza sul lavoro e salute dei cittadini, elementi per noi imprescindibili e che devono essere legati uno all’altro nell’interesse di tutti».