Pesaro

Cittadella della salute mentale Pesaro, il Gruppozero ha due alternative. «No a Vallefoglia»

Il Gruppo analizza l'effetto domino per la costruzione del nuovo ospedale di Muraglia. «Problematiche da risolvere, ecco le proposte»

PESARO – Cittadella della Salute Mentale, il Gruppo Zero Pesaro fa alcune considerazioni sullo spostamento.

«Nella nostra città, la Sanità pubblica da oltre un decennio a questa parte risulta sempre più condizionata dalle schermaglie politiche che dalla volontà di migliorare i servizi pubblici per la salute delle persone. La scelta di Muraglia come sito per il nuovo ospedale ci vede costretti ad affrontare una serie di problematiche. Il progetto del nuovo ospedale infatti, prevedendo la totale demolizione di tutti i corpi di fabbrica presenti su quell’area, richiede l’inevitabile spostamento di tutti i degenti ospitati nelle varie strutture. Qualora il nuovo ospedale fosse stato realizzato in quel di Case Bruciate, oltre ad adottare una tipologia edilizia più funzionale e flessibile, risparmiando almeno 30 milioni di euro, avremmo avuto il vantaggio di trasferire i reparti ed i pazienti in maniera graduale, senza disagi e costi aggiuntivi legati all’adozione di discutibili quanto dispendiose soluzioni temporanee».

E qui arriva la questione trasferimenti delle strutture. «In questo scenario di stra-ordinaria follia, ciò che risulta ulteriormente disarmante è l’imminente avvio dei cantieri e la concomitante assenza di siti nei quali spostare i degenti della Cittadella della Salute Mentale, composta dalla RSA “Tomasello”, dalle comunità protette maschile e femminile, dal Centro diurno “Il Gabbiano”, attualmente collocato nei giardini del San Benedetto. Comprendiamo benissimo la preoccupazione dei famigliari ed il loro disappunto per non essere stati interpellati ed ascoltati a tempo debito. Comprendiamo pure il disappunto del sindaco Andrea Biancani che, dopo aver proposto alla Regione quattro possibili siti, ha riscosso un categorico rifiuto, per quanto l’edificio dei Padri Comboniani potesse rappresentare un’ottima soluzione. Da tale rifiuto, è possibile desumere, ma soprattutto temere, che la scelta possa ricadere sulla nuova struttura privata “Civitas Vitae Marche” di Vallefoglia. Soluzione che oltre a creare notevoli disagi a soggetti già particolarmente fragili, comporterebbe ingenti costi aggiuntivi per la pubblica sanità».

Ecco le proposte del GruppozerO: «Pensiamo al mantenimento definitivo delle strutture del Tomasello che, integrate con ulteriori volumetrie da erigere sull’area adiacente, permetta di realizzare la “Nuova Cittadella della Salute Mentale”. La soluzione proposta, a basso impatto volumetrico, risulterebbe in perfetta sintonia con quanto richiesto dal Consiglio del Quartiere n.7 Montegranaro-Muraglia che ha approvato un apposito studio di mitigazione dell’impatto sull’abitato, sapientemente concepito dall’arch. Francesco Ferri».

L’alternativa è il «mantenimento temporaneo del Tomasello e di quelle attigue, nell’attesa di spostare tutti i servizi della Cittadella all’interno del San Benedetto, negli spazi di competenza dell’Azienda Sanitaria. Le soluzioni proposte, oltre a limitare sensibilmente il disagio presente e futuro dei degenti e dei relativi famigliari, permetterebbe di ridurre i costi dell’intervento formulando ad hoc il progetto ed il cronoprogramma dei lavori del nuovo ospedale. A tale riguardo, siamo fermamente convinti che il termine di 120 giorni per redigere il progetto di fattibilità tecnico-economica, non permetta di far emergere la miglior soluzione possibile per quella che rappresenta un’opera estremamente importante per la nostra città. Proponiamo quindi all’Amministrazione Regionale di concedersi il tempo necessario per valutare con attenzione tutte le possibili opzioni, formulando un progetto nei tempi necessari affinché sia possibile avere certezza di realizzare una struttura ottimale, di impatto limitato sulle persone e sull’ambiente, dal costo complessivo gestibile e ragionevolmente contenuto. L’emergenza non è circoscritta al solo “mattone”, ma all’evidente carenza del personale sanitario».

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