Pesaro

Coltivazione di marijuana in un capannone a Villa Fastiggi: arrestato 25enne

I carabinieri hanno scoperto l'attività illecita: una serra con piante alte fino a 1,5 metri e 4,9 kg di droga già pronta per il commercio. Il tutto con allaccio abusivo di corrente

Il capannone della marijuana

PESARO – Una produzione industriale di marijuana. Tutto l’occorrente in un capannone a Villa Fastiggi, apparentemente abbandonato. E nel congelatore quasi 5 kg di marijuana.

L’impegno dell’Arma in tutto il territorio provinciale resta costante anche nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti. L’ultima importante operazione è stata messa a segno nella notte dell’8 luglio 2020, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo insieme ai colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pesaro, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Pesaro.

Questa volta nella rete tesa dai militari è caduto un giovane di origine palermitana, F.G. di 25 anni, operaio incensurato, da diversi anni residente in città. I gravi reati per i quali è stato arrestato in flagranza sono quelli di coltivazione e produzione, ai fini della successiva massiva divulgazione, di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica dalle pubbliche forniture.

Il 25enne, noto ai carabinieri, da alcuni giorni era tenuto sotto osservazione, era stato notato aggirarsi nella zona industriale di Villa Fastiggi, tra alcuni capannoni apparentemente in disuso, con un atteggiamento sospetto. Il continuo e costante monitoraggio dei suoi movimenti ha portato all’individuazione di un capannone, all’apparenza abbandonato, all’interno del quale il giovane si intratteneva per diverso tempo al giorno. All’esterno anomali allacci elettrici abusivi.

La costanza dei Carabinieri, disposti in apposito servizio di monitoraggio del capannone per diverse ore, veniva così premiata nel pomeriggio quando hanno notato il giovane, con fare sospetto e circospetto, accedere nell’opificio. Dopo alcuni minuti, l’irruzione dei Carabinieri. Con grande stupore, ai loro occhi si presentava qualcosa di inedito, per quanto riguarda questa provincia: l’opificio era stato riconvertito  a sito di produzione industriale di marijuana. 

All’interno, in un ambiente di circa 150 metri quadri, era stata realizzata una coltivazione intensiva di cannabis indica, la cui crescita e maturazione poteva essere tanto veloce quanto rigogliosa grazie ad uno speciale, sebbene artigianale, sistema di illuminazione, irrigazione e di riscaldamento, molto ben congeniato per creare nell’ambiente un microclima assolutamente efficace.

Dopo aver fermato il giovane, i militari, ispezionando il capannone, constatavano che in altri due locali, per una ulteriore superficie di circa 350 metri complessivi, erano stati realizzati gli stessi impianti e vi erano decine di vasi con parti di fusto di piante di cannabis recisi. Un investimento non di poco conto per F.G., viste  la complessità e l’ingente quantità di macchinari (climatizzatori, ventilatori, speciali lampade, ecc.) che componevano gli impianti asserviti alla coltivazione delle oltre 300 rigogliose piante di cannabis indica, che crescevano singolarmente in vasi. Le piante, di varia grandezza, avevano raggiunto stadi di crescita da 0,50 cm fino a 1,5 mt circa.

La approfondita perquisizione condotta permetteva inoltre di rinvenire, occultati all’interno di un congelatore, due sacchi di infiorescenze già essiccate, di Marijuana appunto, pronte alla commercializzazione, per un peso complessivo di 4,9 kg; oltre a materiale vario per la cura, crescita, confezionamento dello stupefacente e finanche gadgets e materiale pubblicitario di siti di vendita di semenze. La presenza degli altri locali più grandi dotati di tutte le apparecchiature, in uno dei quali erano anche accese, sebbene vuoto, fa inoltre pensare che la filiera produttiva di questa sostanza, oltre che intensa, fosse anche reiterata da diverso tempo (come desumibile anche dal contratto di affitto dell’opificio, regolarmente intestato proprio a F.G.).

Tutti gli impianti realizzati, tra l’altro, erano pericolosamente allacciati, ovviamente in maniera fraudolenta, a condotte elettriche asservite ad altri siti, tanto da essere stato necessario l’intervento, per la messa in sicurezza del sito e per gli accertamenti, di  personale dei Vigili del Fuoco di Pesaro e della compagnia Enel. 

L’intero capannone, con il suo contenuto, è stato sottoposto a sequestro. F.G. è stato tradotto presso il carcere di Pesaro “Villa Fastiggi”, a disposizione del P.M. della locale Procura della Repubblica.