Pesaro

Confartigianato: «Nel 2020 chiuse 7.734 imprese nelle Marche, riaprire le attività sospese»

Il presidente Sabbatini e il segretario Pierpaoli: «Il blocco crea danno alle filiere, i cicli di pagamenti sono in riduzione. Serve programmazione»

Pierpaoli e Sabbatini di Confartigianato

PESARO – Nel 2020 ben 7.734 aziende hanno chiuso nelle Marche.
Un sistema economico messo a dura prova dalla pandemia e da regole che non valorizzano il fare impresa. Questo è il pensiero di Confartigianato: «Una situazione per cui è necessario intervenire immediatamente con azioni chiare e decise, per ricostituire le condizioni essenziali proprio per il fare impresa in Italia. I numeri sono allarmanti e parlano chiaro: nel 2020 a fronte di 6.749 iscrizioni e 7.734 cancellazioni, il sistema Marche ha perso 985 attività produttive. Ora c’è bisogno di stabilità politica per dare risposte alle piccole imprese che vivono una fase di precarietà e di disorientamento. È il momento di mettere in campo investimenti e riforme strutturali che da troppi anni non sono stati realizzati, facendo attenzione a promuovere il valore del lavoro».  

Graziano Sabbatini e Marco Pierpaoli, Presidente e Segretario Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino, forniscono anche indicazioni precise sulla strada da percorrere d’ora in avanti: «L’urgenza è quella di permettere alle aziende di lavorare con regole chiare che vanno rispettate, per non perdere ulteriore tempo prezioso. Il settore ristorazione deve riaprire, anche a cena, e devono ripartire anche tutte le altre attività sospese perché il blocco crea un danno alle filiere di tutti i settori. Basta con le limitazioni, perché le attività si sono sempre comportate responsabilmente».  

«Il ciclo dei pagamenti tra aziende private, inoltre, sta subendo una forte riduzione a causa del calo di lavoro, perché le attività che sono sospese o che fatturano meno hanno difficoltà – spiega Sabbatini – Questo pone un grandissimo problema, perché si stanno creando circoli viziosi e reazioni a catena che sono pericolosissime e difficili da recuperare».

Altro capitolo importante, quello del tracollo dei fatturati, a causa delle sospensioni delle attività, dell’impossibilità di spostarsi tra comuni, o della riduzione degli orari di lavoro. «Le imprese – spiega Pierpaoli – nonostante tutto, hanno accettato i sacrifici e hanno sempre agito in sicurezza. Eppure, le misure previste per il loro sostegno, come bonus e ristori, non si sono rivelate adeguate e di certo non sono ai livelli di altri paesi europei».

E intanto, tra i temi stretta attualità, le decisioni sul Recovery Plan. «È necessario individuare progetti che possano davvero offrire un rilancio al Paese – dicono Sabbatini e Pierpaoli – e il Recovery potrà essere una reale occasione di crescita e sviluppo solamente con iniziative in grado di dare davvero un nuovo slancio in vari settori. I punti di intervento prioritario, infatti, su cui il piano dovrà essere costruito sono di certo le riforme della burocrazia, per liberare finalmente le aziende da adempimenti e costi inutili, la digitalizzazione, la transizione green, per creare le condizioni per la competitività delle imprese».