PESARO – Una questione di coscienza. Il dilemma sulle fabbriche aperte o chiuse è un dibattito nazionale, ma ovviamente che si ripercuote sul locale. Ci sono grandi aziende che hanno deciso di chiudere, altre andranno avanti e qui si innesta la questione sicurezza.
Il presidente di Confindustria Marche Nord Mauro Papalini sottolinea: «Fabbriche aperte o chiuse? Non è una caccia alle streghe su chi ha ragione o torto, ma nella quasi totalità dei casi una valutazione che fa appello alla coscienza». Lo dice a seguito dell’accordo sottoscritto a Roma fra Confindustria con le sigle sindacali nella giornata di ieri.
«Nelle imprese che riapriranno – ha aggiunto –, soprattutto quelle nella nostra provincia fra le più colpite dall’emergenza, tutti saranno consapevoli e informati sulle misure di sicurezza. Questo non è il momento di cercare colpe, ma soluzioni: vale anche per i sindacati, che in questo momento – facendo riferimento al protocollo sottoscritto – dovrebbero far fronte comune con gli imprenditori, anche per un supporto a reperire sul mercato tutti i dispositivi protettivi necessari per continuare l’attività con gli standard massimi di sicurezza».
«Se la gran parte degli italiani può restare a casa, lo si deve al fatto che molte imprese sono operative H24 per produrre alimenti, beni e servizi, che servono per consentire a tutti di vivere senza problemi – ribadisce Papalini -. Così come medici e infermieri non possono fermarsi, e lavorano senza tregua – sottolinea -, ci sono anche delle attività che non possono fermarsi».
Nel ragionamento di Papalini, «premesso che ormai da anni si produce sull’ordinato, e quindi non ci sono più grandi quantitativi di merci in magazzino, il lavoro delle nostre industrie, per lo più della subfornitura, si svolge in filiera: ad esempio, se ad un ospedale serve una bombola per l’ossigeno, la sua produzione impatta su più aziende e più settori, dalla meccanica di precisione fino ai trasporti che la consegnano. E in tutti i settori produttivi avviene la stessa trafila: alimentare, farmaceutico, plastica e confezioni, chimica, agroalimentare. Nessuno è in grado di sostituirsi alle imprese e ai loro dipendenti – dice ancora Papalini -, ma serve che qualcuno sia operativo per consentire che alla gran parte dei cittadini di continuare a restare in casa riducendo al massimo il rischio di contagio».
Confindustria sta lavorando per ottenere dal governo gli ammortizzatori sociali essenziali per dare la possibilità alle imprese di non chiudere per sempre e suggerire una strategia di rilancio immediato dell’economia, sulla quale vanno coinvolti anche le amministrazioni locali e gli istituti di credito. «Come Associazione – ha concluso Papalini – continueremo a dare alle imprese della provincia il massimo supporto e le informazioni sulle nuove misure a sostegno di questa crisi».