PESARO – Razionamento del gas con rischio distacchi, è questa la preoccupazione per le imprese pesaresi. Alessandra Baronciani, presidente di Confindustria Pesaro Urbino, torna a parlare di energia e, in particolare, dei costi dei prezzi energetici, «che crescono di giorno in giorno», e della difficoltà di trovare i fornitori di gas metano, con lo spettro del razionamento per le imprese che si farà avanti con i primi freddi.
«Andiamo incontro a un autunno e soprattutto a un inverno problematici, con due emergenze di fronte alle imprese ed entrambe legate alle forniture di energia – spiega la presidente – Già dicembre potrebbe essere un mese dove si potrebbero innescare i primi distacchi – osserva la leader degli industriali pesaresi -, mentre fra gennaio e febbraio, se dovesse continuare l’attuale domanda con lo stesso livello di fornitura, rischieremo di avere 20 giorni di blocco per la quasi totalità delle nostre imprese». Il tema è delicato, anche perché strettamente legato all’impatto delle sanzioni internazionali alla Russia: gli uffici dell’associazione, però, ricevono quotidianamente segnalazioni sulle bollette di luglio, cresciute in un solo mese di circa il 50%. «Ad essere colpite – fa notare Baronciani – non sono solo le imprese manifatturiere, che in alcuni casi hanno scelto di rallentare la produzione almeno nel mese di agosto, ma anche quelle del turismo, visto che il caldo sostenuto dei mesi estivi ha richiesto, ad esempio, l’accensione continua dei condizionatori d’aria». Il prezzo di agosto fra l’altro è addirittura superiore a quello di luglio.
Gli aiuti dell’ultimo decreto del governo Draghi? Per Baronciani «il 15% di credito d’imposta è un beneficio molto importante, ma vano a fronte di un aumento quasi doppio delle bollette, previsto per il 2’ semestre 2022, tanto che pertanto la parola aiuti oltre a non confortare può generare fraintendimenti».
Piuttosto, il centro studi dell’associazione pesarese stima che stante così la situazione, l’inflazione possa arrivare al 10%, visto che in Inghilterra si parla già di un 13%.
«L’impatto può essere devastante già da settembre, con ordini in calo per le imprese, prezzi delle materie prima ancora sostenuti e pochi supporti dello stato – conclude Baronciani -. Mi rendo conto che si tratta di un tema centrale di questa campagna elettorale, che tra l’altro è conseguenza di scelte strategiche avanzate dall’Europa sull’onda – irrinunciabile – della decarbonizzazione, ma quando, presumibilmente ad ottobre inoltrato, ci sarà il nuovo governo è bene che non ci siano esitazioni ad affrontare questo problema come la prima delle emergenze».
È ormai chiaro che fino al 2024 «non riusciremo a sostituire il gas russo, mentre le imprese ed i cittadini hanno bisogno di risposte immediate. Confindustria ha avanzato due proposte molto concrete: dedicare una parte dell’attuale energia rinnovabile per le imprese a prezzo calmierato, come pure usare la produzione attuale di gas nazionale per il comparto industriale. Obiettivo nelle prossime settimane è cercare di non chiudere gli stabilimenti. Sulle rinnovabili serve poi una presa di coscienza sociale “scientifica” che al momento ancora manca, lo si vede nel piccolo anche nel nostro territorio quando si devono portare innovazioni come una centrale a biogas. Serve inoltre una pianificazione strategica per la gestione della transizione che finora è mancata, abbiamo demonizzato troppo rapidamente il gas metano, ed al contempo non siamo ancora in grado di velocizzare le autorizzazioni per rinnovabili».