PESARO – Decimo congresso della Cgil di Pesaro, Roberto Rossini pronto al secondo mandato.
Si è aperto con un appello alla libertà del popolo iraniano, a seguire la relazione del segretario generale uscente Roberto Rossini per tracciare un bilancio dei 4 anni trascorsi alla guida della confederazione provinciale. Un bilancio inevitabilmente segnato da un prima e un dopo pandemia che Rossini ha definito “tragedia epocale”.
Un congresso che ha coinvolto 10.789 lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, disoccupate e disoccupati, in 606 assemblee di base nelle quali sono stati discussi e votati i due documenti congressuali da 6484 iscritti. Il documento “Il lavoro crea il futuro” è risultato largamente maggioritario con il 97,71% dei consensi”.
Sulla pandemia Rossini ha rilevato: «Sono stati messi in discussione i fondamenti dell’economia, pur temporaneamente. Abbiamo evitato con le istituzioni che settori fondamentali per il sostentamento delle persone interrompessero la produzione, chiedendo un sacrificio importante a quei lavoratori per il bene della comunità. In quella fase abbiamo pensato trasversalmente alle persone più fragili, alle persone più anziane e sole, pur constatando le difficoltà e i problemi di tenuta dei sistemi di assistenza».
Una parte della relazione è incentrata sul rapporto tra sindacato e forze politiche. Rossini rivendica l’autonomia dai partiti senza fare sconti ai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni. «Governi che hanno trascurato e messo in serie difficoltà il mondo del lavoro. L’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e il Jobs Act hanno prodotto una frattura difficilmente sanabile tra mondo del lavoro e la sinistra».
Nella relazione anche i temi della «denatalità, il no all’autonomia differenziata, il diritto allo studio, la sostenibilità ambientale, la trasformazione tecnologica, il lavoro precario in particolare per i giovani e le donne, le inaccettabili disuguaglianze che subiscono le lavoratrici e i lavoratori immigrati e i processi di trasformazione di fronte ai quali il sindacato deve fare la sua parte cercando sempre soluzioni concrete, non semplici e mai scontate. Un altro fenomeno allarmante è quello della povertà».
Per il segretario della Cgil: «anche nella nostra provincia e nell’intera regione è cresciuto e sta crescendo il numero delle persone in stato di povertà relativa ed assoluta. Non può essere affrontato né con un approccio unidimensionale né tantomeno con spirito ideologico».
L’ultima parte della relazione è dedicata alla sanità pubblica. Per Roberto Rossini: «Il sistema sanitario pubblico è in una fase di crisi di sistema importante. In un contesto nazionale già difficile la riforma sanitaria regionale, deliberata senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e che sulla nostra provincia avrà l’impatto più significativo, sta contribuendo a peggiorare una condizione già critica: manca personale, mancano servizi, manca una efficace organizzazione (basti pensare che i sistemi operativi dei vari presidi non dialogano tutti tra di loro). Una parte dei servizi ospedalieri e territoriali che fino a poco tempo fa erano garantiti dal sistema pubblico sono ora demandati o garantiti dal privato. Le liste di attesa sono lo specchio di una difficoltà crescente a garantire il rispetto del diritto alla cura; così chi se lo può permettere si cura privatamente ed altrove e chi non ha quella possibilità vede compresso un diritto fondamentale e costituzionalmente garantito come quello alla salute. La carenza di centri diurni per persone affette da demenza è ormai sotto gli occhi di tutti, ma nulla per il potenziamento di tali servizi è stato fatto da parte del servizio salute della Regione Marche. La crisi di sistema riguarda sia la sanità ospedaliera che quella territoriale, il privato dentro questo meccanismo non integra ma sostituisce il sistema pubblico, costa peraltro complessivamente di più e tutela di meno aumentando le disuguaglianze sociali ed acuendo le difficoltà della parte più fragile della popolazione».
Dura condanna quindi verso la presenza sempre più massiccia del privato nella sanità. «Il nostro impegno sarà quello di denunciare una deriva inaccettabile verso modelli sanitari che fanno perno sul privato».