Pesaro

Coprifuoco, Confesercenti Pesaro: «A rischio sopravvivenza di ristoranti e turismo»

Il direttore Bartolini: «Difficile investire nella stagione per un albergatore, dehors discriminanti, centinaia di imprese penalizzate»

PESARO – Sono sul piede di guerra le associazioni di categoria aderenti a Confesercenti dopo il decreto approvato dal Governo con il quale si mantiene il coprifuoco alle 22 anche per l’estate.

«Un provvedimento che rappresenta una vera e propria tegola sui pubblici esercizi, limitando di fatto in maniera sostanziale la riapertura al pubblico prevista dal 26 aprile, anche se per il momento soltanto all’aperto, che incide profondamente anche sul turismo e su tutta la filiera dell’accoglienza, e che, di fatto, lascia tutti nell’incertezza – commenta Giorgio Bartolini direttore provinciale Confesercenti -. Sarà difficile, infatti, nonostante si parli della possibilità di rivedere l’orario, posticipandolo con un nuovo decreto nel mese di maggio, che gli operatori possano decidere di investire su una stagione che in questo modo parte fortemente penalizzata e che eventuali turisti si prendano la briga di prenotare una vacanza nel nostro Paese con il rischio di dover pagare per restare chiusi in camera nelle sere d’estate».

Giorgio Bartolini, direttore Confesercenti Pesaro

Per ristoratori, albergatori, gestori di locali la preoccupazione è tanta. «Siamo dell’avviso che il coprifuoco doveva essere esteso da subito fino a mezzanotte figuriamoci se possiamo accettare questa assurda limitazione delle 22 con la quale si impedisce ai ristoranti di fare il turno serale, ai bar di lavorare dopo cena e agli alberghi di programmare la stagione. Senza contare le ricadute pesanti su tutta la filiera culturale e dello spettacolo. La discussione sull’ora in più o in meno che si è svolta ieri in Consiglio dei Ministri ha dell’assurdo: sul piatto della bilancia c’è, da una parte, il fatto che all’aperto, come attestato molti esperti, il rischio di contagio è minimo, dall’altra la situazione drammatica di migliaia di imprese per le quali quell’ora in più di lavoro significa la sopravvivenza.

Altro nodo – chiude Bartolini – è la questione dei dehors: consentire di lavorare solo ai pubblici esercizi che hanno spazi all’aperto è fortemente discriminante, tanto più perché è esplicitamente previsto che altri locali al chiuso, come le stazioni di servizio stradali, possano tranquillamente permettere il consumo all’interno e ci sono poi le problematiche legate alle avversità climatiche. Insomma, un provvedimento parziale e contradditorio. Tutto questo, infine, si inserisce in una campagna vaccinale che si auspica entro breve cominci a dare i suoi frutti e che, al momento, è la vera priorità».