ANCONA – Un “Cura città” da 5 miliardi di euro per sostenere i comuni alle prese con i pesanti effetti dell’emergenza Coronavirus e istituire la figura del sindaco semplificatore. È quanto chiedono una schiera di sindaci italiani di centrosinistra e civici rivolgendo un appello al premier Conte e al Governo.
Tra i promotori del documento il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, il sindaco di Milano Beppe Sala, Dario Nardella di Firenze, Federico Pizzarotti di Parma, Giorgio Gori di Bergamo. Ma ad unirsi all’appello sono stanti dei primi 50 firmatari sono stati anche la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, il sindaco di Macerata Romano Carancini, quello di Senigallia Maurizio Mangialardi, di Porto Sant’Elpidio Nazareno Frenquellucci.
«Servono poteri speciali per far ripartire i cantieri e velocizzare gli investimenti» chiedono in coro nel documento nel quale sottolineano la «prova di grande efficienza e velocità» mostrata dai comuni con la «distribuzione immediata di 400 milioni di buoni spesa alle famiglie più in difficoltà».
Sulla questione era intervenuto anche il presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi convocando un consiglio direttivo in videoconferenza nel quale si è discusso proprio del documento e delle richieste dei sindaci.
«Ad appena 10 giorni dal decreto, almeno 2 milioni di famiglie hanno già ricevuto il voucher per la spesa» si legge nella missiva indirizzata al Governo, dove i sindaci spiegano che con l’emergenza sanitaria per i comuni si è venuta a creare una crisi economica come per le imprese e le famiglie: gli enti locali «non hanno più entrare fiscali e tariffarie e le vedranno fortemente diminuite per tutto il 2020. Non riscuotono più la tassa di soggiorno, le rette di nidi e asili, l’occupazione di suolo pubblico, le tariffe dei parcheggi, la Tari, le imposte collegate all’auto, i ricavi dagli ingressi dei musei comunali, i bus turistici, vedranno ridotte le entrate dall’addizionale Irpef comunale, imposte di pubblicità, ecc».
Entrate che potrebbero mancare anche per il bilancio 2021, specie quelle derivanti dal turismo. Situazione analoga anche per le società partecipate, «con ripercussioni sui bilanci dei Comuni e nei servizi ai cittadini, e ciò produrrà minori dividendi per i Comuni soci delle stesse. E, a differenza dello Stato, noi non possiamo fare bilanci in deficit».
Un grido di allarme nel quale chiedono «nel decreto di aprile un’azione shock sugli enti locali, con almeno 5 miliardi di euro». Risorse che i sindaci invocano vengano ripartite tra comuni, province e città metropolitane tramite un fondo a copertura delle mancate entrate, avanzi liberi per tutti e portare il Fondo crediti di dubbia esigibilità al 60%.
Il rischio, si legge nel documento è che «se saltano gli enti locali salta la coesione sociale e il Paese, mentre invece i sindaci devono diventare le 8 mila colonne sulle quali far poggiare la ricostruzione del Paese».
Ma i primi cittadini chiedono a gran voce anche semplificazione burocratica con l’istituzione della figura del sindaco semplificatore con poteri speciali in deroga al Codice degli Appalti e alle sovrintendenze «per velocizzare al massimo le opere più importanti e la ripartenza dei cantieri».
«Siamo uniti e in prima linea con voi – scrivono -, ma metteteci in condizione di salvare la coesione sociale ed essere protagonisti della fase 2 e della ricostruzione. Se prendiamo la vicenda dei buoni spesa o il ponte Morandi, i sindaci hanno dimostrato velocità, competenza e affidabilità. Tutte caratteristiche fondamentali per il nostro Paese in questa fase storica emergenziale. Noi ci siamo, a servizio del Paese».
Infine in chiusura del documento, i firmatari hanno ribadito il loro appoggio all’iniziativa dei presidenti Anci Antonio De Caro e Upi Michele De Pascale che hanno convocato un tavolo istituzionale sulla questione.
«Abbiamo bisogno di un “Cura Città” perché da soli non ce la facciamo – scrive la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli in un post su Facebook -.
Ho firmato insieme ai colleghi del centro sinistra una richiesta precisa al Governo. Dopo il primo contributo per i buoni spesa per chi è in grave difficoltà occorrono scelte immediate e coraggiose e soldi per coprire i buchi paurosi che si aprono nei bilanci comunali e dunque nelle possibilità di garantire servizi e attività».