PESARO – Attingere dai residui passivi. In ballo ci sono 2 miliardi di euro per la Regione Marche che potrebbero essere un sostegno all’economia locale in questa emergenza causata dal Coronavirus.
È la somma che chiede di sbloccare il direttore di Confcommercio Marche Nord Amerigo Varotti.
I residui passivi vengono calcolati nel bilancio consuntivo e sono dati dalla differenza tra gli impegni (ovvero le spese che l’ente prevedeva di dover sostenere nel corso dell’anno) e i pagamenti (ovvero le spese effettivamente sostenute e a fronte delle quali è stata registrata un’uscita di cassa).
Varotti spiega: «Le misure di aiuto previste dal Governo sono colpevolmente insufficienti. Non contengono vere misure di aiuto alle partite Iva e alle imprese, salvo l’estensione della cassa integrazione per i dipendenti. Misura importante ma che non è sufficiente a garantire la sopravvivenza delle imprese. Forse ancora i governanti non hanno ben chiaro il disastro economico che incombe sul Paese e le categorie più colpite. Turismo, pubblici esercizi e commercio.
Sono necessarie maggiori risorse e aiuti veri per le imprese, pensiamo agli affitti d’azienda nel settore alberghiero. Ma – e lo diciamo da tempo – anche la Regione Marche deve fare immediatamente la sua parte. Cioè prevedere aiuti alle piccole imprese.
E siamo contenti che questa nostra richiesta sia condivisa dal presidente del consiglio regionale delle Marche Antonio Mastrovincenzo che dice che “le Regioni devono intervenire per aiutare le imprese perché hanno le risorse immediatamente disponibili come ad esempio i residui passivi che nelle Marche ammontano a circa 2 miliardi di euro“. E allora cosa si aspetta? Vengano sbloccati».
Nel susseguirsi di ordinanze la Regione Marche ha stabilito – al fine di contrastare ulteriormente le forme di assembramento di persone – che “l’orario di apertura degli esercizi commerciali di vicinato è consentito dalle ore 8 alle ore 20 a decorrere dalle ore 00,00 del 21 marzo alle 24 del 3 aprile”.
Varotti incalza: «Si limitano ulteriormente i limiti di apertura dei negozietti mentre supermercati ed ipermercati, dove l’assembramento e il pericolo di contagio è maggiore, possono fare ciò che vogliono? C’è qualcosa che non mi quadra».