Pesaro

Pesaro, i commercialisti: «Subito aiuti economici per bar, ristoranti, hotel o c’è chi non riapre»

A parlare il presidente dell'ordine Paolo Balestieri, che denuncia le lungaggini dell'Inps rispetto alla concessione dei fondi e chiede liquidità alla Regione

Il presidente dell'ordine dei commercialisti di Pesaro Paolo Balestieri

PESARO – Bar, ristoranti, strutture turistiche, commercio al minuto. Attività e settori chiusi per emergenza Covid 19 e su cui incombe ora il rischio di non riaprire, se non si interviene con una politica di sostegno immediato e un piano di rilancio economico a medio e lungo termine.

Ne è convinto il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Pesaro e Urbino Paolo Balestieri, il quale fa un’analisi ad ampio raggio sulle varie criticità. «Servono iniezioni di liquidità immediate a queste attività compromesse dall’emergenza sanitaria da parte della Regione in primis e la predisposizione di strategie a medio e lungo termine – dichiara – Ora è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti».

«Le aziende e i lavoratori hanno bisogno di sapere in fretta su quali misure poter contare per salvare il loro destino e quello delle loro famiglie – continua – Se i vari comitati di esperti non sapranno indicarci velocemente come procedere alla riapertura delle attività produttive senza aumentare i contagi, il destino delle nostre aziende sarà pressoché segnato».

Uno scenario drammatico a cui si aggiungono altre farraginosità: «Pure la burocrazia ha contribuito a far arenare tutti i provvedimenti del Governo. Da una parte, l’intasamento dei siti dell’Inps – vicenda che, in uno Stato responsabile, imporrebbe le dimissioni dei vertici-, dall’altra, la mancanza di un aggiornamento continuativo dei codici Ateco necessario a evitare di lasciare fuori anelli essenziali. E’ stato il caso delle imprese di produzione di macchine agricole vitali per il settore agroalimentare».

Ancora: «Dal 22 febbraio ad oggi sono dieci le disposizioni normative intervenute da interpretare e da collegare, a cui si aggiungono quelle regionali non sempre coerenti con quelle nazionali». Poi il capitolo banche: «Gli istituti demandati alle erogazioni sottoposte alle garanzie governative promesse non sono nella condizione di poter far fronte alle richieste, senza contare poi che le risorse stanziate non basteranno a far fronte alle necessità delle aziende. E nel “decreto Liquidità”, il nostro Stato ha immesso non tanto vera liquidità bensì garanzie. La liquidità verrà ancora una volta immessa dagli stessi imprenditori, con conseguente aumento del loro indebitamento. Considerato che sarà difficile pretendere erogazioni tempestive – specie se la garanzia non dovesse coprire l’intero importo – solo la ripartenza economica, determinata dalla volontà degli imprenditori, dei lavoratori e dei professionisti che ancora hanno voglia di crederci, potrà consentirci di pensare al futuro con positività e speranza».

E infine: «La legge dice che fino al 31 dicembre 2020 non opererà la causa di scioglimento delle società per riduzione o perdita del capitale per perdite. Cosa succederà nel 2021 quando tali perdite incideranno sui patrimoni netti delle società?».

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