Pesaro

Pesaro, protesta in carcere. I detenuti chiedono gli arresti domiciliari visto il decreto per il Covid-19

Le sigle sindacali Osapp e Sappe fanno sapere cosa è accaduto: «Divelto un termosifone». Il Garante: «Nessun caso di coronavirus»

Foto d'archivio

PESARO – Protesta in carcere a Villa Fastiggi, distrutto un termosifone, detenuti che colpiscono le inferiate.

Nella giornata di venerdì 17 alla Casa Circondariale di Pesaro si sono vissute ore di apprensione e tensione che hanno messo a dura prova il Personale di Polizia Penitenziaria già provato dall’emergenza per il Covid 19 e che svolge il servizio con grandissima professionalità e con tanti sacrifici e rinunce. A dirlo è Mauro Nichilo, vicesegretario dell’Osapp, sindacato della polizia penitenziaria.

«Il tutto ha avuto inizio nella tarda mattinata quando, verso le ore 11,30 circa, i detenuti hanno data inizio ad una manifestazione di protesta pacifica consistente nella battitura delle inferriate, nel mancato ritiro del vitto dai carelli della cucina e dalla rinuncia dei beni di prima necessità da parte dell’ufficio sopravvitto. Dopodiché nel pomeriggio la protesta è degenerata con la prosecuzione della battitura delle grate sempre più rumorosa e tumultuosa tanto da rendere necessaria la chiusura immediata dei detenuti nelle proprie camere detentive e il richiamo del personale fuori servizio che immediatamente è intervenuto per aiutare i colleghi già impegnati».

«Ulteriormente, alcuni detenuti approfittando della protesta in atto hanno creato disordini e messo a repentaglio la sicurezza dell’istituto. Nello specifico un detenuto ha divelto il termosifone della propria camera detentiva mentre un altro recluso ha distrutto parte della propria stanza arrecando entrambi danni ai beni dell’Amministrazione Penitenziaria.
Visto il peggiorare della rivolta messa in atto dalla popolazione detenuta è stato allertato anche il personale appartenente alla Polizia di Stato che immediatamente ha inviato un contingente dal Reparto Mobile di Senigallia per intervenire in caso di necessità».

«Inoltre sono intervenuti il Direttore dell’Istituto e il Vice Comandante. Il tutto è scaturito dalla mancata risposta da parte del Magistrato di Sorveglianza di Ancona sulle richieste avanzate dai reclusi in merito alla concessione degli arresti domiciliari in riferimento all’ultimo decreto “svuota carceri” emanato dal Governo lo scorso 17 marzo 2020 per contrastare la diffusione del contagio del coronavirus all’interno degli Istituti di pena, tenuto conto del sovraffollamento carcerario che rischia di diventare una bomba epidemiologica».

Tutto calmo in serata con il Magistrato di Sorveglianza che ha replicato riferendo che, per quanto di sua competenza, avrebbe dato seguito alle richieste avanzate dai detenuti.

«A pagare pegno resta comunque e sempre il solo personale che lavora all’interno degli Istituti di pena che ovviamente non vuole essere considerato come appartenente alla categoria degli eroi, di cui tanto si parla oggi, ma certamente pretende rispetto e dignità per il lavoro che quotidianamente ed in silenzio svolge tutti i giorni nella completa indifferenza della nostra classe Dirigente, e non solo. E poi, ringraziamo il Governatore Ceriscioli per non avere risposto alla richiesta di fare effettuare il tampone dal personale Penitenziario».

Nicandro Silvetri segretario del Sappe commenta: «I detenuti lamentano la mancata applicazione di tutte le misure alternative alla detenzione da parte del Magistrato di Sorveglianza di Ancona. Lamentano altresì  lo stato di abbandono a fronte dell’emergenza Covid 19 in ragione dell’eccessiva concentrazione dei detenuti all’interno delle sezioni e ad uno stato di rischio per la salute in caso di diffusione del virus. Lamentano l’impossibilità di incontrare i propri familiari»

Donato Capece, segretario generale del Sappe, assicura: «Da tempo denunciamo una situazione allarmante, caratterizzata da un significativo sovraffollamento del carcere a cui si contrappone una significativa carenza di appartenenti alla Polizia Penitenziaria ed a condizioni operative e di vivibilità non adeguate per chi serve lo Stato in prima linea nella patrie galere delle Marche. A tutto questo, alle reiterate segnalazioni e denunce del Sappe, non è seguito alcun provvedimento concreto e per questo i colleghi di Pesaro sono pronti a manifestare anche  davanti al Ministero della Giustizia ed al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma»

Il Garante dei diritti Andrea Nobili fa sapere: «La nostra interlocuzione con i vertici della casa circondariale e dell’amministrazione penitenziaria non si è mai interrotta. In questo periodo l’attenzione dell’Autorità di garanzia è stata rivolta soprattutto alla questione sanitaria ed a ieri, secondo riscontri effettuati, non risultano casi positivi al Coronavirus sia tra i detenuti che tra gli agenti di polizia penitenziaria»

Il Garante non manca di evidenziare che «a Villa Fastiggi esiste, non l’abbiamo mai nascosto, un oggettivo problema di sovraffollamento che in situazioni emergenziali non può che acuire le criticità più volte rappresentate»