FANO – Dalla fine di gennaio l’incidenza dei casi di Covid-19 nella fascia sotto i 20 anni ha superato quella delle fasce di popolazione più adulte. A certificarlo il report dell’Istituto superiore di sanità, intitolato «Focus sull’età evolutiva» e consegnato a fine febbraio al Comitato tecnico scientifico. Il record è nei 14-19 anni, con poco meno di 200 casi ogni 100mila persone.
A finire sul banco degli imputati il ritorno in presenza a scuola a gennaio, ritenuto da molti un vettore che avrebbe favorito la recrudescenza dei contagi. Oggi, con il ritorno in dad per quasi 6 milioni di studenti, noi di CentroPagina, abbiamo chiesto, tramite un sondaggio condotto sui social se, con il senno di poi, tornare a scuola in presenza a gennaio sia stata la scelta giusta.
Ne è emerso un quadro abbastanza equilibrato tra gli oltre 100 utenti che hanno voluto esprimere la propria opinione. Il 54,6% (71 voti) ritiene che la scelta del ritorno a scuola in presenza per gli alunni di secondo grado sia stata la scelta giusta in quanto la dad è considerata uno strumento inefficace. «Gli studenti di oggi sono il futuro. Più stanno a casa più un futuro non ci sarà» scrive un fanese. Altri ritengono che il picco dei contagi tra giovani non sia di fatto riconducibile alla scuola: «Il problema non è la scuola in presenza, il problema sono le masse di ragazzi in giro dopo l’orario scolastico o durante la ricreazione a scuola… ecco quindi che dico: noi genitori perchè non riusciamo a dare dei limiti o a far capire ai nostri figli la gravità della cosa? E secondo, dove sono i controlli per strada che fermano e multano le mandrie di ragazzini che non seguono le regole? Nel frattempo c’è gente che deve chiudere le attività e non sa come arrivare a fine mese però a mio figlio non posso vietare anche quel minimo di svago, giusto».
C’è anche chi, anche senza votare, ha voluto comunque condividere una riflessione sul punto: «Se i nostri figli vengono privati della scuola la colpa è solo nostra che non siamo riusciti a rispettare una sola delle regole richieste. E quindi aperitivi, assembramenti davanti bar, passeggiate ammassate, etc etc senza che nessuno facesse rispettare le regole. E ora ci lamentiamo della DDI (nn si chiama più dad). Pensiamoci prima no?»
Il 45,4% invece crede che l’universo scuola (trasporti inclusi) sia stato veicolo di propagazione del covid-19 e che la didattica a distanza non sia il male assoluto: «Gli studenti, se hanno voglia e si impegnano – scrive un utente – riescono a studiare anche con la dad, quelli che non hanno voglia di fare niente non lo farebbero neanche a scuola. Perdere un anno di formazione in presenza non pregiudica il futuro, a maggior ragione pensando che quello che era il futuro per i 60enni di oggi è stato costruito in un epoca in cui, per tanti, la terza media, era il culmine della carriera scolastica».