Pesaro

Frode fiscale, perquisito lo studio di un consulente del lavoro pesarese

Operazione Ombromanto, le fiamme gialle contestano 100 milioni di frodi a 179 indagati. Tra questi un pesarese

Immagine di reperorio

PESARO – Frode fiscale per 100 milioni, 179 indagati in tutta Italia nell’ambito dell’operazione Ombromanto. Una perquisizione anche nel pesarese nei confronti di un consulente del lavoro. Oltre 200 finanzieri del Comando provinciale di Reggio Emilia e di altri reparti della Guardia di Finanza hanno effettuato 87 perquisizioni. L’impianto accusatorio parla di un’organizzazione criminale con base a Reggio Emilia ma operativa in tutta Italia nella commissione di reati tributari, tra cui frodi fiscali e indebita compensazione di crediti d’imposta per quasi 104 milioni.

Le attività di indagine dell’operazione “Ombromanto” hanno fatto emergere un sodalizio criminale, attivo da Piacenza a Trapani, i cui principali capi erano di base a Reggio Emilia. Attraverso la costituzione di società cartiere e l’utilizzo di fatture false, l’organizzazione effettuava indebite compensazioni di crediti fittizi – creati ad hoc – con debiti tributari reali verso aziende individuate, che, a fronte del credito inesistente ceduto, pagavano una percentuale all’organizzazione.

Ieri mattina è stato perquisito a Montecchio anche lo studio di un consulente del lavoro. Secondo l’impianto accusatorio avrebbe apposto un visto di conformità in maniera irregolare nei confronti di una società che avrebbe vantato crediti per 11 milioni di euro, di cui 2 milioni già compensati. Il danno effettivo ammonterebbe a 1,6 milioni di euro, da dividere tra i correi come corresponsabilità. Di qui la richiesta di sequestro di beni per 325 mila euro. I finanzieri di Pesaro hanno cercato beni per un valore equivalente.

Il consulente del lavoro a dicembre era già stato al centro di un’inchiesta legata a permessi di soggiorno finendo agli arresti domiciliari. Come consulente di aziende, avrebbe avvallato alcune assunzioni di immigrati. Per l’accusa, le aziende facevano ottenere il permesso di soggiorno a clandestini arrivati dal Marocco, attraverso false assunzioni. Il tutto dietro il pagamento di migliaia di euro.