PESARO – Senzatetto ospitati durante il covid e quell’impianto non a norma. Finisce davanti al giudice di pace il caso dell’Hotel Elvezia di Pesaro. L’oggetto del contendere fu una multa comminata alla struttura per oltre 1600 euro.
Il fatto risale al febbraio 2020 quando ci fu un’ispezione dei vigili del fuoco e venne ritirato all’hotel il CPI (certificato prevenzione incendi). A seguito di ciò il Comune ordinò la chiusura fino a quando non fossero stati realizzati i lavori per mettere a norma l’impianto anti-incendio.
Il 25 febbraio 2020 la polizia municipale constatò però la presenza di 28 ospiti di cui 14 legati al progetto della protezione freddo, quindi in carico al Comune, inviati dalla onlus La città della Gioia. Gli altri 14 erano regolarmente paganti, cosa contestata dal Comune.
«Noi eravamo intenzionati a chiudere per fare i lavori necessari, anche se una parte erano già stati fatti al momento della visita della polizia locale – spiega il titolare dell’hotel Andrea Verde – Poi scoppiò l’emergenza Covid, chiusero tutti gli alberghi, casa Mariolina, casa Tabanelli e venne sgomberato il lungofoglia dai senzatetto. Sessanta persone rimasero per strada e il Comune non solo non spostò i 14 ospiti presenti il 25 febbraio, ma da lì al 6 marzo ne inviò altri 30 perché eravamo l’unica struttura ricettiva a restare aperta e ci mettemmo subito a disposizione per operare in una situazione eccezionale che richiedeva provvedimenti eccezionali perché la priorità era di aiutare i più deboli che altrimenti sarebbero rimasti in mezzo alla strada. Tra loro c’era Valentina, ragazza al quinto mese di gravidanza».
Verde precisa: «Dopo un colloquio con l’allora assessore ai servizi sociali Sara Mengucci, abbiamo accolto persone in difficoltà fino a fine giugno e percepimmo 10 euro al giorno a persona (iva inclusa) per garantire colazione, pranzo, cena e rispetto delle norme di sanificazione anti-covid. Nessuno contrasse il Covid anche se per noi fu un salasso dal punto di vista economico (eravamo lontani dai 35 euro che percepivano le cooperative che lavorano nel business degli immigrati). Le autorità cittadine non ci hanno mai ringraziato per il servizio reso alla collettività».
Nel frattempo i lavori vennero fatti, compatibilmente con i tempi del Covid, e a settembre l’hotel presentò la SCIA antincendio e il Comune revocò il provvedimento di chiusura.
Ma il caso era tutt’altro che chiuso. «Ci saremmo aspettati la revoca della sanzione di 1666.67 euro, ci sembrava il minimo. Lo abbiamo anche chiesto. Per tre anni il Comune è rimasto in silenzio per riapparire l’11 luglio scorso per ribadire che la multa andava pagata». Nel provvedimento si fa riferimento al fatto che durante l’ispezione non c’erano solo gli ospiti della “protezione freddo”, ma anche clienti paganti. Nella costituzione, il Comune parla di “piena legittimità” del verbale.
Di qui il ricorso presentato dall’Elvezia davanti al giudice di pace. Da una parte è stato congelato momentaneamente il pagamento della sanzione, dall’altra Andrea Verde, difeso dall’avvocato Denis Marini, chiede giustizia. Prossima udienza il 12 settembre per l’escussione dei testi.
«Mi sarei aspettato un atteggiamento diverso da parte dell’amministrazione comunale. I nostri lavoratori hanno dato tutto per accogliere le persone in difficoltà, come Sylvie, 25 anni, che lavora e sogna il ricongiungimento familiare col figlio di nove anni. Concludo citando il generale de Gaulle: “Quando ci lasciamo travolgere dalla pigrizia e dall’indolenza burocratica, le cose più semplici diventano ridicolmente complicate, si assumono i contorni della farsa”».