PESARO – Dimissioni del personale medico aumentate del 39%. Il consigliere Andrea Biancani chiede dati precisi. «Quanti medici dipendenti di Asur e dell’azienda ospedaliera Marche Nord dal 2020 hanno cessato di prestare servizio? Quanti si sono già dimessi e quanti sono i procedimenti in corso di dimissioni volontarie?». Lo fa tramite un’interrogazione sottoscritta anche dalla consigliera Micaela Vitri e dal gruppo del Pd.
«L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa anche dalla Corte dei Conti in occasione della parifica del rendiconto della Regione Marche – evidenzia Biancani – Rispetto al 2020 è stato registrato un aumento del 39% delle dimissioni dei medici ospedalieri, principalmente dovute al passaggio alla sanità privata. Bandi deserti, turni scoperti, allungamento delle liste di attesa.
Siamo di fronte ad una vera e propria fuga di medici dipendenti pubblici in Asur e a Marche Nord, dove il fenomeno è sempre più preoccupante, tanto da indurre la direzione generale ad avviare una procedura per l’affidamento esterno del servizio per coprire i turni al Pronto Soccorso e in Pediatria».
Tra le cause di questa emorragia di personale qualificato, «carichi di lavoro impossibili – sostiene Biancani – con difficoltà ad usufruire di riposi e ferie, maggiori rischi connessi al lavoro d’urgenza, scarsi riconoscimenti economici, a fronte di una palese disparità di trattamento rispetto a colleghi non dipendenti che lavorano nelle stesse strutture. Già nei mesi scorsi l’ospedale di Pesaro e altri presidi del territorio sono dovuti ricorrere ad affidamenti esterni, producendo l’assurdo risultato che questi medici ricevevano per le stesse prestazioni quasi il doppio del compenso rispetto a quello dei dipendenti pubblici».
E ora i Dem aggiungono un’altra riflessione. «Con l’incorporazione di Marche Nord nell’Azienda sanitaria territoriale e la cancellazione del progetto di un ospedale da 650 posti con reparti di eccellenza, la prospettiva di crescita professionale si è molto ridotta.
Il rischio è un progressivo abbassamento del livello dei servizi. Pesaro e l’intera provincia pagano il prezzo più alto. Solo in termini di posti letto, 300 in meno, ben al di sotto del limite dei 3,7 ogni mille abitanti fissato dalla legge. Siamo di fronte a scelte che rendono difficile pensare ad un miglioramento della sanità nella nostra provincia e l’aumento della fuga del personale comporterà la crescita della mobilità passiva e delle liste d’attesa, già esplose negli ultimi due anni».