FANO – Con un breve comunicato il Vescovo Armando Trasarti ha comunicato nella mattinata del 16 febbraio le sue dimissioni. Un atto correlato all’età anagrafica che lo stesso porporato spiega come dovuto e necessario: «Carissimi, con questo breve scritto vengo a informare tutti che ho presentato al Santo Padre Francesco, come prescrive il Codice di Diritto Canonico al n. 401, le mie dimissioni da Vescovo della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola. È un atto che i Vescovi devono compiere al raggiungimento del 75esimo anno di età».
Il vescovo spiega ai fedeli poi il particolare momento che sta vivendo: «Scrivere la lettera di rinuncia non è un gesto facile, perché in quelle poche righe c’è una parte signifìcativa della nostra vita. Quest’atto del doversi dimettere da un uffìcio non è, nè può essere considerato, o ancor meno vissuto, in negativo, come cesura, o addio a una carriera e ritorno all’ombra o addirittura, come diminuzione della persona, come formale e risolutivo ‘ben-servito’, ma come condizione perché la realtà della Chiesa possa crescere, avanzare di un gradino, senza rischi di battute d’arresto nel processo della sua vitale reaItà, per anni generosamente coltivata e amata, senza minimamente intralciare I’azione sempre nuova dello Spirito, specialmente nel nostro tempo di cosi rapidi mutamenti. La rinuncia non significa separazione, ma un modo nuovo di essere legati alla propria Chiesa, anche in luogo altro da Fano, attraverso la preghiera, la gratitudine e l’affetto che si manifesta nello spazio interiore del cuore nei confronti di tutti e di ciascuno. Il congedo dal servizio sarà sereno, proprio perché servizio che inizia e finisce, non un regime assoluto».
Un pensiero poi a chi raccoglierà il suo testimone: «Vi invito, fin d’ora, a pregare perché il Signore ci doni un pastore secondo il suo cuore; è la preghiera che infonde luce per operare un discernimento attento alle necessità delia nostra comunità diocesana. Nel ftattempo, continuerò a svolgere il compito episcopale con discrezione, con lo stesso impegno di sempre, in attesa della nomina del nuovo vescovo, naturalmente con la “sospensione” di decisioni che comportino impegni per il futuro. Come sctive il Papa nel motu proprio “Imparare a congedarsi”, la conclusione di un uffìcio ecclesiale deve essere parte integrante del servizio stesso, in quanto richiede una nuova forma di responsabilità – e conclude – Benedico tutti e chiedo Ia preghiera di tutti, affinché il Signore mi conceda di servirlo àncora e sempre nella serenità».