PESARO URBINO – Biodigestori, l’associazione Diversamente interviene sulla questione. Lo fa dopo che una mozione in Regione ha chiesto alla Provincia ulteriori approfondimenti prima di un eventuale via libera a Vallefoglia e Barchi. E lo fa dopo che Confindustria ha chiesto una accelerazione su questo tema per un’economia circolare vantaggiosa.
«Questa volta Confindustria è addirittura esterrefatta per le polemiche di questi giorni sul tema dei biodigestori – spiega l’associazione Diversamente, per la tutela di Vallefoglia – Partendo dal presupposto che è necessario trasformare l’attuale modello di economia lineare in economia circolare, la presidente Baronciani nel suo “accorato e disinteressato” intervento, sottolinea che: mancano, nella nostra provincia, impianti che possano ricevere e gestire le varie frazioni differenziate di rifiuti; solo con la creazione di biodigestori di adeguata taglia e capaci di creare economie di scala si possono ottenere vantaggi ambientali e economici della trasformazione dei rifiuti organici; le Marche sono una delle regioni meno innovative e questa situazione si aggiunge al problema dello smaltimento dei rifiuti speciali e all’affanno delle nostre discariche (citando con ciò espressamente l’ assessore Aguzzi); è giusto condividere i progetti con le comunità ma va fatto uno sforzo per avvicinarci alla modernità. Con i “biodigestori” non vi è precisamente riciclo di materia ma ulteriore produzione di rifiuti, emissioni clima alteranti e combustioni. L’Unione Europea indica come economia circolare un sistema per recuperare materia e non per produrre energia, come nel caso della produzione di biometano. Ciò posto crediamo che, prima di “stuprare” ancora i nostri territori con opere che più ingurgitano rifiuti più rendono, vada fatto lo sforzo di cercare di ridurre i rifiuti prodotti, incentivando il riuso e promuovendo il riciclo».
Per Diversamente «la mancanza di impianti in Provincia è dovuta a 5 anni di mancata programmazione e assenza di un Piano di Ambito, giunto solo a fine 2021 e rimasto “monco” in quanto omette di pianificare lasciando al privato “campo libero” e abdicando il ruolo di programmazione che spetta unicamente alla parte pubblica perché la gestione dei rifiuti è attività di pubblico interesse. Forse Confindustria valuta con favore il fatto che ATA1 abbia deciso di “lasciar fare al mercato” o meglio ad alcuni privati. Questa scelta – a parere di chi scrive errata- costerà peraltro molto cara anche in termini economici perché impedirà di accedere ai finanziamenti del PNRR destinati all’ammodernamento e realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata (fino ad un massimo di 40 milioni di euro). Il PNRR prevede, infatti, come condizione che questi impianti siano previsti nella pianificazione pubblica (quella che ATA 1 ha deciso di non fare!!!). Ma questo probabilmente Confindustria lo sa già. Inoltre il Consiglio di Stato ha affermato a fine 2020 che in caso di carenza di impianti, l’effettivo fabbisogno debba essere espresso dalla pianificazione pubblica e non dal libero mercato, per garantire equilibrio tra libera circolazione e principio di prossimità. Tutto questo per garantire le finalità ambientali della gestione dei rifiuti».
L’associazione chiude: «Le Marche forse al momento sono poco innovative ma innovare trascurando la tutela del territorio e della salute di chi lo abita potrebbe portare tra qualche anno a problemi molto più gravi. Quel che è certo è che al momento le Marche rischiano di diventare la “discarica” del centro Italia e oltre. Ci sono progetti depositati per la realizzazione di impianti di digestione anaerobica per oltre 500.000 tonnellate a fronte di un fabbisogno impiantistico regionale inferiore alle 80.000 tonnellate (dati catasto rifiuti 2019). Attualmente nella nostra provincia ci sono due progetti presentati da Marche Multiservizi a Vallefoglia per 105.000 tonnellate, e un altro da 50.000 tonnellate a Barchi. Inoltre Aset sta valutando un suo digestore per circa 40.000 tonnellate. Anche la nostra provincia si candida a diventare una pattumiera. Appare chiaro che i guasti prodotti dalla mancanza di pianificazione e programmazione pubblica sono enormi. Situazione simile per le discariche la cui vita utile viene accorciata attraverso gestioni in deroga e speculative, per poi prevedere nuove discariche e nuovo consumo di suolo».